Lucifer 3×13 “Til Death Do Us Part”: la recensione
La nostra recensione del tredicesimo episodio della terza stagione di Lucifer intitolato Til Death Do Us Part
Per chi segue questa stagione sin dall'inizio, la rivelazione che l'interpretazione di Tom Welling abbia ricevuto qualche critica per non aver saputo dare all'impenetrabile tenente un maggiore spessore, non giungerà come una sorpresa e, sebbene siamo costretti ad ammettere che la fissità di Pierce sia dolorosamente evidente rispetto al dinamismo interpretativo di Tom Ellis, è vero anche che non sempre il personaggio di Marcus ha avuto grande spazio di manovra da parte degli autori. Un problema al quale si è rimediato proprio con questo episodio in cui il copione si è concentrato di più sul suo personaggio e soprattutto in cui l'accoppiata di quest'ultimo con Lucifer ha permesso, ancora un volta, di confermare il fatto che il protagonista della serie sembra davvero avere il dono di trasformare in oro tutto quello che tocca, aiutando a far brillare anche interpretazioni solitamente meno vivaci della propria, un po' come succede ancora (ahinoi!) con la protagonista femminile dello show.
"Lucifer: Sei terrorizzato all'idea di far avvicinare qualcuno perché sai che prima o poi ti lascerà. Che gli sopravviverai. Vuoi morire perché non vuoi più stare da solo.
Pierce: Duh!"I motivi di svago nel vedere i due mentre cercano di adattarsi alla loro condizione sono evidenti: da una parte abbiamo Lucifer, con la sua sessualità fluida e la sua totale mancanza di contegno (quello speedo con la bandiera americana resterà per sempre impresso a fuoco nella nostra memoria), dall'altra c'è il legnoso tenente Pierce, dedito esclusivamente al suo lavoro e concentrato sulla risoluzione del caso, mentre il suo partner è chiaramente votato a tutt'altro. Non solo le circostanze sono terreno fertile per una sequela di battute esilaranti - a nessuno sarà sfuggito il riferimento di Lucifer alla Kriptonite di Pierce, - ma in questo episodio, diversamente dal solito e come solitamente accade nella dinamica tra il protagonista e Chloe, vediamo Lucifer concentrarsi esclusivamente sulla sua nuova "vittima", mentre cerca di scoprirne i punti deboli per riuscire nel compito impossibile di dargli la morte, riuscendo così a mandare a monte il piano di Dio nei confronti di Marcus/Caino. L'insistenza di Lucifer, sebbene non porterà ai risultati da lui sperati, avrà comunque l'effetto di far legare le due creature immortali in quello che potremmo definire un sentimento di amicizia, non solo mosso dal desiderio di entrambi di vendicarsi di Dio, ma di trovare l'uno nell'altro una sorta di conforto legato alla loro stessa condizione.
Come Pierce sottolineerà alla fine dell'episodio, prima di concedere incidentalmente al suo partner di tagliarlo in pezzi con una motosega, Lucifer non vive tra gli uomini da abbastanza tempo per essersi reso conto del genere di solitudine in cui Caino langue da secoli: non affezionarsi agli esseri umani è impossibile e ciò nonostante il suo destino è quello di sopravvivere a tutti loro, rimanendo inevitabilmente solo.
Nonostante il protagonista di questa serie soffra di un gravissimo caso di egocentrismo e abbia sempre avuto accanto sia Maze che suo fratello, immortali come lui, Lucifer riuscirà comunque a comprendere il senso di struggente isolamento di Caino tanto da tendergli una mano: che gli si avvicini con il solo scopo di infastidire suo padre o lo faccia perché comprende cosa stia passando è, in un certo senso, superfluo, soprattutto se si pensa che, grazie alla sua stessa presenza sulla Terra, Caino potrebbe finalmente aver trovato ciò che davvero cerca. E non potrebbe forse essere questo parte del grande disegno divino? Proprio come Dio ha messo sulla strada di Lucifer Chloe, come possibile mezzo di redenzione e perdono, non potrebbe essere la presenza di Lucifer a Los Angeles, altro che il piano di Dio per dare a Caino un po' di sollievo e, forse, il perdono?
Non potremmo concludere questa recensione senza fare cenno all'incredibile sequenza di lotta che vede protagonista Lucifer quando entra nel locale dello spacciatore coreano: come nel caso del sedicesimo episodio della seconda stagione intitolato God Johnson, in cui Lucifer ed il suo presunto padre fuggono dall'ospedale psichiatrico in una delle scene meglio dirette dell'intera serie, regista di questa puntata è, appunto, lo stesso Sherwin Shilati. Al di là del suo impeccabile lavoro dietro alla telecamera, non capita tutti i giorni che gli autori ci ricordino quanto in realtà il potere di Lucifer sia devastante e stupefacente ed il fatto che ce lo ricordino saltuariamente con scene simili, senza mai eccedere nel rappresentare Lucifer come la creatura terrificante che potrebbe essere, non fa che rendere questi rari momenti ancora più preziosi.
La terza stagione di Lucifer va in onda negli Stati Uniti ogni lunedì su Fox.