Lucifer 2x16 "God Johnson": la recensione

La nostra recensione del sedicesimo episodio della seconda stagione di Lucifer intitolato God Johnson

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Spoiler Alert
Vedere Timothy Omundson in Lucifer ci ha fatto sentire un'improvvisa nostalgia di Galavant, ma oltre a questo è stato la perfetta guest star per interpretare il ruolo di God Johnson , un uomo ricoverato in un ospedale psichiatrico che crede di essere Dio o forse lo è davvero, questo nel caso in cui abbiate creduto al tentativo degli autori di far passare appunto l'uomo come l'odiatissimo genitore del protagonista. Che il trucco sia riuscito o meno, dubitiamo che questo fosse davvero il punto focale della puntata, perché Omundson è comunque fantastico nella parte (che crediate o meno alle sue affermazioni) e soprattutto quello che davvero conta è la reazione di Lucifer all'idea di trovarsi davvero al cospetto di Dio, soprattutto quando lo vede compiere un miracolo salvando la vita di una delle vittime dell'assassino che operava dentro la struttura ed al quale Chloe dà la caccia. La cosa migliore della trama dell'episodio sicuramente è che, per quanto alla fine si scoprirà che l'uomo non è affatto il padre di Samael, il nome con cui God Johnson chiamerà "il figlio" la prima volta che lo vede, Lucifer non apparirà come un pazzo per aver davvero creduto che potesse essere Dio, perché God, a causa di una fibbia della cintura che indossava, che si rivelerà poi essere una parte della Spada Fiammeggiante di Uriel, aveva davvero acquisito dei poteri soprannaturali e soprattutto credeva sinceramente di essere Dio.

Nonostante le interazioni tra i due siano davvero godibili, il meglio arriva quando Lucifer riesce ad uscire con il presunto padre dall'ospedale psichiatrico nel quale si è fatto ricoverare fingendo di essere anche lui un paziente. La loro fuga (guardate l'episodio anche solo per quel momento - ne varrà la pena) è una scena diretta in maniera incredibile, sicuramente la migliore della puntata, se non della serie. I due si muovo in perfetta sintonia e i piccoli gesti che compiono, come quello di God di alimentare le fiamme nel cestino con un piccolo gesto della mano, sono perfetti per il momento e vederli muoversi con un tale accordo rende facile aggrapparsi all'idea che tra i due possa davvero esserci un rapporto padre-figlio, uno considerazione insieme consolante e triste, soprattutto quando si scoprirà che non è vera.

Una volta che God Johnson lascia l'ospedale, grazie a Lucifer e alla dottoressa Linda (il mondo in cui la dottoressa si inchina al suo cospetto è esilarante) il lavoro impeccabile del regista continua con la scena in cui Lucifer ricrea il primo appuntamento dei genitori, con il sottofondo delle note di True degli Spandau Ballet, seguita da una cover di Can’t Take My Eyes Off You con Charlotte e God che ballano alla luce di mille candele, con lo scopo di farli innamorare di nuovo l'uno dell'altra. Ad interrompere la scena arriverà però Chloe, la quale, purtroppo, ed in questo ci sarebbe piaciuto che gli autori avessero preso un'altra direzione, non si fa domande su quanto ha visto, né le pone a Lucifer, accontentandosi della scarne informazioni che lui decide di fornirle. Così, ancora una volta, Chloe non appare esattamente come la detective con il più fine istinto, perché non solo non sembra essere minimamente incuriosita dalla scena, ma non chiede spiegazioni al suo partner e continua a non interessarsi a che tipo di legame ci sia tra lui e Charlotte. La detective, al di là dal dire un paio di volte di essere preoccupata per l'atteggiamento di Lucifer nell'arco della puntata, sembra completamente ignara di quello che lui stia davvero passando e non riesce nemmeno a percepire la sua furia.

La puntata si sofferma anche brevemente sul personaggio di Amenadiel, che ultimamente era stato un po' trascurato, e su come si senta completamente fuori posto sulla Terra e sia sempre più convinto di dover tornare al luogo a cui appartiene. Amenadiel non solo dirà infatti al fratello che la Terra non è nulla paragonata al Paradiso, ma mostrerà tutta la sua goffaggine nella scena del doppio appuntamento tra lui, Maze, Chloe ed il dottor Garrity (Alimi Ballard), al quale la detective vuole in realtà solo strappare alcune informazioni utili al caso. I modi impacciati di Amenadiel, che dice al dottore quanto gli piaccia per esempio la forma della sua testa, sono semplicemente il sintomo di quanto si senta fuori posto sulla Terra, il che è anche comprensibile, se si considera che non vi è arrivato per sua scelta, ma per ordine diretto del padre.

L'incontro tra Lucifer e God Johnson porterà infine a galla tutto il risentimento e la disperazione del figlio nei confronti del padre, non solo per quello che ha fatto con Chloe, ma soprattutto per la sua decisione di cacciarlo dal Paradiso, condannandolo a punire gli uomini ad un aldilà di sofferenze. In questo episodio Lucifer mostra davvero tutte la gamma delle emozioni, dalla speranza alla rabbia, che lo porta a creare un piano per far riunire i propri genitori dicendo di averlo ideato per vendetta, quando poi finirà per guardare l'incontro tra i due con gli occhi di un bambino speranzoso in una riconciliazione. Lucifer inoltre ammetterà anche con quanta intensità desideri che suo padre si scusi con lui per averlo spedito a regnare sull'Inferno e per aver manipolato la sua vita sulla terra con la presenza di Chloe.

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