Lucca 2018: L'Ultimo Sharknado, la recensione
Con un cast sempre più zeppo di attori e attrici una volta famosi e ora improponibili in qualsiasi produzione seria Sharknado 6 chiude i giochi
Alla ricerca disperata di nuovi scenari Sharknado comincia a viaggiare nel tempo con la sbrigatività che lo caratterizza. La caratteristica più incredibile di questi film infatti è come tutto avvenga all’improvviso, senza essere annunciato, caricato, spiegato o senza che gli sia preparato il terreno: qualcuno guarda fuori dalla finestra e c’è un tornado di squali, si parte. Nell’episodio precedente già si erano giocati la carta di “Sharknado intorno al mondo” e avevano introdotto la macchina del tempo: ora tocca a Sharknado nella storia dell’uomo e si parte con l’approdo del primo viaggio, cioè la preistoria. Una dinamica trattata come poteva capitare in Superfantozzi (molte delle ere attraverso le quali viaggiano sono le stesse).
Ma ciò che impressiona più di tutto, ogni volta, è che questi film pessimi con poco ritmo e ambizioni di 10 livelli superiori ai mezzi e alle competenze, sono il trionfo di un universo di personalità marginali. Il primo Sharknado a differenza di molti film Asylum, aveva nomi “noti” cioè Ian Ziering di Beverly Hills 90210, Tara Reid (Il Grande Lebowski, American Pie), poi al secondo episodio si sarebbe unita Vivica Fox (Independence Day, Kill Bill), tutte star passate e masticate dal tempo e dall’industria, ridotte a nulla. Nei 6 capitoli della serie a loro sono stati affiancati personaggi della televisione, donne considerate ormai fuori forma per gli standard di Hollywood (qui c’è Tori Spelling), altre che hanno subito plastiche riuscite male e ex star di reality mai trasmessi al di fuori degli Stati Uniti. George R. R. Martin è forse l’unico nome attualmente di successo ad avervi partecipato e in questo ultimo vediamo anche Gary Busey (comparso già nel quarto film), in un cammeo in cui nemmeno parla, sta solo lì distrutto ad un bancone che finge entusiasmo.
Forse davvero più che una saga su squali presi da un tornado la possiamo considerare una saga sul lato che nessuno racconta (perché a nessuno interessa) di Hollywood.