[Lucca 2012] Hotel Transylvania, la recensione

Malgrado una sceneggiatura piuttosto debole, il primo passo di Genndy Tartakowsky nell'universo del lungometraggio animato può dirsi superato con successo...

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Gli amanti dell'animazione hanno presto imparato ad amare lo stile nervoso, stilizzato, delle creazioni animate di Genndy Tartakowsky, artista nato nell'ex Unione Sovietica da tempo trapiantato negli Stati Uniti.

Nella Terra delle Opportunità ha dato vita ad alcune delle più apprezzate serie a cartoni trasmesse dalle televisioni di mezzo mondo negli ultimi 16 anni, dal Laboratorio di Dexter alle Superchicche passando per Samurai Jack. Il primo salto di qualità è arrivato quando la Lucasfilm gli ha affidato il compito di curare la realizzazione di Star Wars: Clone Wars nel 2003.

Ma questa è, ormai, annalistica nota grossomodo a tutti.

Così come è parimenti notorio che l'ennesimo “balzo in avanti” compiuto dal regista, Hotel Transylvania, stato già apprezzato da diversi mercati cinematografici mondiali; per l'artista si tratta infatti, dell'esordio alla regia di un lungometraggio. Questo film, sulla carta, è degno di nota per diversi motivi. Oltre all'esplorazione di un nuovo territorio da parte di Tartakowsky, per la Sony Pictures Animation è una questione di confermare le aspettative di un prodotto che si pone come ideale seguito produttivo tanto dell'esilarante Piovono Polpette quanto del trionfale live action con inserti in CGI dedicato ai Puffi. Senza dimenticare un cast vocale d'eccezione per quanto riguarda le voci originali, che vede al suo interno attori come Adam Sandler, Andy Samberg, Steve Buscemi, Kevin James e la teen star Selena Gomez.

Archiviato il successo internazionale della pellicola, già arrivata alla non indifferente cifra di 250 milioni di dollari a fronte di una spesa che, fra budget produttivo e marketing, sarà grossomodo pari a quella del solo costo di un lungometraggio Pixar o DremWors Animation, è arrivato il momento di scoprire come reagirà il pubblico italiano a un cartoon che arriva dopo un avvicendarsi di estate e autunno che ha visto approdare nelle sale nazionali alcuni pezzi da novanta come Madagascar 3, Ribelle – The Brave e L'Era Glaciale 4 – Continenti alla Deriva.

Hotel Transylvania giunge dunque in Italia preceduto dall'anteprima avvenuta al Lucca Movie Comics & Games, cui BadTaste.it ha preso parte (ne abbiamo parlato in questo videoblog).

Il dubbio principale che attanagliava la mia mente ruotava intorno a una questione abbastanza basilare in casi come questi: può un regista abituato egregiamente ai tempi ristretti della televisione in cui una storia animata dev'essere condensata nello spazio di 15, massimo 20 minuti affrontare in maniera adeguata la lunghezza di un feature film? La missione è riuscita parzialmente.

Lo script di Hotel Transylvania è tutto incentrato su un rapporto padre-figlia in chiave “monster movie”. Un genitore iperprotettivo consapevole dei pericoli che il mondo esterno potrebbe riservare alla sua piccola fa di tutto per tenerla lontana da tutto questo ricorrendo, laddove necessario, anche all'inganno. Banalità imperat.

Eppure, proprio l'abilità di Genndy Tartakowsky – anche sceneggiatore, seppur non accreditato, insieme a Peter Baynham e Robert Smigel – nel gestire l'elemento slapstick costituisce un collante di una storia mediamente banale che nelle mani di altri poteva facilmente trasformarsi un una debàcle totale.
In maniera abbastanza curiosa, il cartone animato è stato presentato all'interno di una manifestazione che  ha ospitato anche la prima italiana del nuovo lungometraggio in stop motion di Tim Burton, Frankenweenie. Di questo film abbiamo già parlato proponendovi due recensioni e una videorecensine da Lucca, ma, a ridosso della sua uscita nello stivale prevista per gennaio, avremo modo di tornare ampliamente sull'argomento con altri materiali.

Parlavo di occasione “curiosa” proprio perché entrambe le opere proposte al Lucca Movie Comics & Games fanno leva sull'immaginario del mostro cinematografico. Rimando a gennaio la mia impressione sull'opera di Burton, ben più riflessiva e corposa per come affronta il concetto di freak cinematografico. Tartakowsky cala alcune immortali icone della teratologia filmica all'interno d'idiosincrasie da middle class americana in cui ogni momento diviene un valido pretesto per una gag marcatamente fisica. Il sovraccumulo di sketch, proposti sempre e comunque con una certa omogeneità, potrebbe forse stancare chi non è abituato ai ritmi nervosi, stlizzati, sincopati dell'animazione televisiva, eppure, nel suo complesso, riesce a reggere per tutta la durata di un film. Verso il finale possiamo asistere anche a una geniale gag che prende di mira una certa saga a sfondo vampiresco.

La stereoscopia è un elemento abbastanza accessorio e non si tratta di una manchevolezza imputabile a un'errata calibratura del proiettore. Il trailer del Grande Gatsby proiettato prima di Hotel Transylvania mostrava una profondità davvero molto marcata. Ad eccezione di un paio di riprese aeree, il film pare quasi bidimensionale.

Il cast vocale italiano, vede Claudio Bisio e Cristiana Capotondi come intepreti di Dracula e Mavis; la prova può dirsi superata brillantemente. Per Bisio, che ha già prestato la sua voce per ben quattro volte al bradipo Sid dell'Era Glaciale, si tratta di un'ulteriore prova di bravura e versatilità, data l'inflessione vocale ben differente di un personaggio come il principe delle tenebre.

In definitiva, malgrado una sceneggiatura piuttosto debole e l'immancabile stacchetto musicale presente al termine del cartoon, il primo passo di Tartakowsky nell'universo del lungometraggio animato può dirsi superato con successo.

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