Luca, la recensione
Luca è una storia di amicizia, di integrazione e di positività mai ingenua dove la vera bellezza risiede, come lo stesso film insegna, al di là delle apparenze
C’è un minimo scarto che distingue Luca, l’ultimo film della Pixar, dai suoi precedenti: più che girare intorno a un insegnamento, l’esordio registico su un lungometraggio dell’animatore Enrico Casarosa punta a far prendere vita a un’atmosfera: quella agrodolce della preadolescenza, tra sguardi meravigliati, avventure incoscienti e le prime nostalgie che stringono il cuore. Sì, anche qui l’insegnamento c’è e ruota tutto intorno al sentirsi diversi, all’accettarsi. È la metafora dei mostri che vogliono integrarsi nel mondo degli umani mettendo in dubbio la propria identità, incorporata dai protagonisti Luca e Alberto, due piccoli mostri marini che quando escono sulla terra ferma assumono l’aspetto di due bambini e che, ognuno a modo suo, sognano una vita diversa da quella sott'acqua. Ma la forza di Luca e la sua capacità di emozionare stavolta non vengono tanto dalla raffinatezza di un racconto universale che cerca lo spazio di una grande (in senso quantitativo) avventura, quanto dalla voce particolare di un autore che, a partire dalla propria esperienza, tira fuori tante emozioni e le raccoglie in un racconto contenuto, con pochi fasti ma pieno di poesia.
Forse a riprova della sua particolare consistenza poetica e narrativa, Luca non si costruisce su immagini stupefacenti o mozzafiato. C’è il mondo marino che è necessario per il set-up della storia, per creare contrapposizioni, ma proprio quella parte è infatti la meno riuscita del film, forse fin troppo abbozzata e generica. Quando però i due protagonisti si affacciano insieme sulla terra ferma, Luca trova la sua dimensione perfetta e insieme ai suoi personaggi comincia veramente a respirare. Le immagini e la regia di Casarosa possono liberarsi dal fardello pericoloso della surrealtà, che non gli appartiene, e diventano immagini ricordo, ricercate nel minimo dettaglio (è incredibile quanto la forma di un bicchiere o di una mattonella rimandino subito a un preciso immaginario di "infanzia italiana") e votate soprattutto a diventare un panorama familiare.
Luca è una storia di amicizia, di integrazione e di positività mai ingenua (sebbene si senta a un certo punto questo rischio, sventato prontamente), dove la vera bellezza risiede, come lo stesso film insegna, al di là delle apparenze. A renderlo un film totalmente Pixar ci pensano i piccoli tocchi di colore, le trovate semplici ma geniali delle gag - come l’equivoco del mostro che si rivela con l’acqua che dà luogo a mille trovate comiche - la delicatezza dei toni, la resa visivamente piena e vibrante dell’animazione. Ma ciò che più colpisce di Luca è la sua atmosfera realistica ed emotiva, la sua dolcezza nostalgica, dove la sostanza sta tutta in come le cose vengono dette e mostrate e dove non c'è alcuna ansia del dover dimostrare qualcosa al pubblico. E se l’insegnamento morale passa certamente ("non tutti ti accetteranno, ma va bene così") ciò che resta impresso è soprattutto l’amore sincero del suo autore per ciò che sta raccontando, non tanto la trama o la sofisticatezza di un racconto quanto la sua disarmante e profonda semplicità comunicativa. Non proprio una cosa da poco.
Luca, infine, ci piace pensarlo esso stesso come un oggetto della memoria: conservato a lungo e con amore (magari dentro un cassetto) per poi essere regalato, con un gesto di altruismo, a coloro che adesso ne hanno più bisogno.
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