Lovesick Dead, la recensione

Lovesick Dead si attesta come una delle migliori opere firmate dal maestro dell'orrore Junji Ito

Classe 1971, ha iniziato a guardare i fumetti prima di leggerli. Ora è un lettore onnivoro anche se predilige fumetto italiano e manga. Scrive in terza persona non per arroganza ma sembrare serio.


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Lovesick Dead è una delle opere più rappresentative di Junji Ito, e Hikari può vantarla nel suo catalogo dalla scorsa primavera. Il seinen ha esordito nella seconda metà degli anni Novanta sulla rivista nipponica Asahi Sonorama, che ne ha pubblicato un'edizione integrale agli inizi del nuovo millennio e, successivamente, un'altra riveduta e ampliata da altri quattro racconti brevi. Quest'ultima conta oltre 400 pagine ed è la versione tradotta e distribuita nel nostro Paese dall'etichetta di 001 Edizioni dedicata al Fumetto asiatico.

La storia che dà il titolo al volume, composta da cinque capitoli, è ovviamente il pezzo forte. La vicenda è ambientata nella cittadina di Nazumi, perennemente avvolta da una fitta nebbia. Tra le sue strade si pratica una bizzarra forma di divinazione: la crucimanzia. Chi desidera un responso sul proprio futuro affettivo può fermarsi a un incrocio e chiedere consiglio - letteralmente - al primo che passa. Cominciano però a registrarsi diversi suicidi tra le studentesse della zona: pare che ognuna di esse sia stata spinta all'atto estremo da una profezia infausta, dispensata da un misterioso giovane presto soprannominato il bel tenebroso del crocevia. Gli strani casi di cronaca nera sembrano coincidere con l'arrivo a Nazume del giovane Ryusuke, il quale nasconde un tragico segreto legato a un caso di crucimanzia.

Lovesick Dead è l'ennesima prova dell'inesauribile fantasia di Junji Ito, unita a uno stile visionario in grado di creare atmosfere angosciose e immagini raccapriccianti di grande impatto. Il sensei prende spunto dal quotidiano per mettere in scena il terrore più profondo, ispirandosi spesso a situazioni banali, che siano reali o inventate di sana pianta. Come sa chi ha letto i suoi lavori più celebri e apprezzati, Tomie e Uzumaki, l'autore si dimostra estremamente interessato agli aspetti più oscuri del nostro animo e ai risvolti più nefasti che può assumere una passione, se distorta o esasperata. La scelta di tradurre il titolo originale (Shibito no Koi Wazurai) in Lovesick Dead è facilmente comprensibile: si parla di malati d'amore, di condannati a morte da uno dei più nobili dei sentimenti, che se non corrisposto può trasformarsi in gelosia, frustrazione, ossessione.

"L'ennesima prova dell'inesauribile fantasia di Junji Ito, unita a uno stile visionario in grado di creare atmosfere angosciose e immagini raccapriccianti di grande impatto."Come nei capisaldi della sua vasta produzione, Ito si concentra essenzialmente sulla fragilità della condizione umana per esasperarne tutte le contraddizioni, le debolezze e porre la domanda cruciale che accomuna Lovesick Dead ad altri capolavori del fumetto horror, quali Dylan Dog e The Walking Dead: dov'è il mostro, fuori o dentro di noi?

Come dicevamo in apertura, il prezioso volume della casa editrice torinese contiene quattro racconti brevi. The Bizzarre Hikizuri Siblings, articolato in due episodi, mostra le gesta di una famiglia che ha perso i genitori e i cui sei figli palesano comportamenti a dir poco inquietanti. Quello che coinvolge giovani dall'indole crudele e disturbata è un incubo ricorrente che riappare in diverse e rinnovate forme nella vasta bibliografia di Ito, per non parlar del tema dei fratelli demoniaci, che ritroviamo ampliato in Dissolving Classroom.

In The Phantom Pain Mansion, il sensei ci spiazza con un'ulteriore declinazione di un classico come la casa degli orrori, mentre in Ribs Woman, la vanità e il desiderio di fianchi sinuosi e forme da modella hanno esiti terrificanti in una vicenda che ha le venature di una favola spaventosa. Infine, in A Shit to Remember, anche delle feci giocattolo possono diventare lo spunto per un racconto da brivido.

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