Lovecraft Country 1x01 "Tramonto"/1x02 "L'uomo bianco è sulla Luna": la recensione
Con un incipit straordinario, Lovecraft Country si presenta da subito come una serie con approccio forte e un tono preciso
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L'incipit di Lovecraft Country è folgorante. In uno scenario metanarrativo da sogno, che prende moltissimo dall'inizio del secondo volume di La lega degli straordinari gentlemen, si incontrano più immaginari. I tripodi della Guerra dei mondi, i marziani di John Carter, perfino Cthulhu, si dividono il campo di battaglia, osservato dal protagonista Atticus. Le parole iniziali descrivono l'evento storico dell'arrivo di Jackie Robinson nella Major League di baseball negli anni '40, primo giocatore afroamericano a raggiungere questo traguardo. Il giocatore appare davvero, e spazza via con la sua mazza il mostro, in un'immagine che è da subito incredibilmente simbolica e ispirata.
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La storia di Lovecraft Country, prodotto da Jordan Peele e J.J. Abrams, è soprattutto la storia di Atticus Freeman. Nel suo nome c'è già molto: Atticus, stesso nome dell'avvocato di Il buio oltre la siepe, e Freeman, un cognome che tradisce un certo retroterra storico. Ha servito nella guerra in Corea, e tornato a casa vuole ora mettersi alla ricerca del padre scomparso. Lo accompagnano nel suo viaggio lo zio George e la sua vecchia amica Letitia.
La scrittura sovrappone bene nel primo episodio, che è quello del viaggio, tutti questi momenti. Ci sono gli Shoggoth, ma ci sono anche i green book (gli stessi citati nel film del 2019) e le città del tramonto (da cui il titolo della puntata). L'America percorsa da Atticus è un manifesto on the road di un malessere naturale che si incarna negli uomini, che ne verranno deformati mostruosamente, nella natura, con il sole al tramonto che segna lo scatenarsi della bestialità, perfino nelle ambientazioni urbane. Un elemento, quest'ultimo, che emerge nella ricostruzione voluta di alcune immagini storiche che documentano la discriminazione e il disagio.
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Tutto questo cambia profondamente negli scenari del secondo episodio, in originale Whitey on the Moon (titolo di una canzone che ascolteremo). Atticus ritrova suo padre Montrose alla villa Ardham (nome che ricorda Arkham), e attraverso momenti rocamboleschi e tragedie personali, cercherà di fuggire. Qui l'anima lovecraftiana, a volerla trovare, risiede nel gruppo di cultisti che vivono nel posto, i Figli di Adamo guidati da Samuel Braithwhite, e nell'idea di utilizzare il protagonista – a quanto pare discendente del fondatore Titus Braithwhite – per i loro scopi malvagi.
Si tratta sicuramente di un episodio più statico, forse meno riuscito del precedente che poteva contare su delle scene più forti, ma che ci fa conoscere meglio i personaggi. Su tutti la Letitia di Jurnee Smollett, che da subito dimostra una vitalità e una grinta fuori dal comune. Ma occhio anche a Abby Lee, che qui interpreta la demoniaca e sfuggente Christina Braithwhite, figlia di Samuel. Lovecraft Country si presenta da subito con un doppio biglietto da visita molto forte, che ne comunica la visione, il metodo, il preciso tono del racconto.