Love, Victor (stagione 3): la recensione

La stagione 3 di Love, Victor conclude la storia dei protagonisti in modo soddisfacente, pur deludendo nella gestione di alcuni elementi

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La recensione della stagione 3 di Love, Victor, disponibile su Disney+

Love, Victor conclude la storia dei protagonisti con gli episodi della stagione 3, disponibile su Disney+, regalando un epilogo soddisfacente nonostante una stagione forse al di sotto delle aspettative ed eccessivamente dispersiva.
La serie ispirata al film Love, Simon e ai romanzi di Becky Albertalli si va inserire a metà tra i teenager alle prese con dipendenze ed eccessi di Euphoria alla visione più leggera e positiva di Heartstopper, offrendo un approccio realistico a tanti problemi dei teenager, seppur edulcorato da un certo buonismo di sottofondo.

La trama della stagione 3 di Love, Victor

La storia riprende da dove si era interrotta durante i festeggiamenti per il matrimonio del padre di Mia. Victor (Michael Cimino) doveva decidere se andare dal fidanzato Benji (George Sear) o dal suo nuovo amico Rahim (Anthony Keyvan). Felix (Anthony Turpel) si sentiva invece diviso tra la sua ragazza Lake (Bebe Wood) e l'interesse per Pilar (Isabella Ferreira), la sorella del suo miglior amico Victor. Mia (Rachel Hilson), accompagnata dal fidanzato Andrew (Mason Gooding), ha provato a riallacciare i rapporti con la madre, ritrovandosi in difficoltà a causa delle scelte di lavoro del padre, che ha deciso di trasferirsi.
A casa di Victor, nel frattempo, i genitori del ragazzo, Armando (James Martinez) e Isabel (Ana Ortiz) devono decidere se dare una possibilità al loro matrimonio.
La terza stagione ritrova Victor in un viaggio alla scoperta di se stesso, non solo per decidere con chi vuole stare, ma più in generale, chi vuole essere. Con i progetti post-scolastici che incombono, Victor e i suoi amici si trovano di fronte a una nuova serie di problemi che devono risolvere per poter prendere le decisioni migliori per il loro futuro.

Racconti in parallelo per arrivare all'epilogo

L'ultimo capitolo della storia di Love, Victor permette di approfondire in modo interessante alcuni personaggi come Rahim, dando spazio alle difficoltà che deve vivere essendo un giovane omosessuale cresciuto in una famiglia iraniana-americana in parte molto tradizionalista. I suoi tentativi di nascondere ai parenti la verità si intreccia bene con i segreti che gli altri protagonisti possiedono nella propria vita. Alcuni flashback, ad esempio, permettono di far scoprire agli spettatori il passato di Benji, mentre a casa di Victor c'è chi nasconde una storia d'amore che nasce e chi il senso di spaesamento causato dal ritrovarsi a essere single e confuso, senza sapere bene cosa si desidera per la propria vita e decidendo di esplorare i propri desideri. Nemmeno la vita di Lake e Mia è all'insegna della trasparenza e le due ragazze dovranno provare a cercare il coraggio di essere sincere con se stesse e poi confrontarsi definitivamente con gli adulti per continuare il loro cammino verso il mondo degli adulti in modo più consapevole.


Il team di sceneggiatori ha lavorato bene sui paralleli e sugli intrecci che sostengono il racconto dei protagonisti, perdendo però di incisività a causa della scelta di introdurre personaggi e situazioni che non hanno il tempo per essere sviluppati in modo adeguato, come accade con il compagno di classe di Victor che il protagonista decide, in modo piuttosto invadente e poco sensibile, di aiutare a fare coming out prendendo esempio da quanto accaduto a lui grazie al sostegno di Simon. Tra i personaggi femminili l'introduzione di Lucy (Ava Capri), è forse l'elemento meno costruito con attenzione, pur permettendo di dedicare tempo alle insicurezze e ai timori che vengono affrontati nel vivere le prime esperienze sessuali importanti. La coppia che si viene a formare tra Lake e Lucy risulta così un'interessante espandersi della rappresentazione offerta da Love, Victor e, alla fine della visione della stagione, dispiace che non ci sia stato il tempo necessario a darle il giusto peso e attenzione.
Non tutti gli elementi narrativi appaiono poi particolarmente motivati: l'esplorazione della sessualità di Victor, distante dall'idea romantica dell'amore che aveva sempre avuto fino alla stagione precedente, si allinea bene con gli impulsi tipici dell'adolescenza, pur apparendo comunque poco in linea con il personaggio.
I comportamenti di Mia risultano inoltre troppo immaturi se messi a confronto con quelli di chi le sta accanto e rendono complicato capire i motivi che spingono Lake e Andrew a sostenerla in ogni momento, anche dopo essere stati trattati in modo brusco o superficiale. Rachel Hilson si ritrova così a passare da scene piuttosto emozionanti come quelle legati alla nascita della sorellina a sequenze in cui la teenager non si rende conto di quanto sia sottile il confine tra esprimere la propria opinione e giudicare, come accade quando viene coinvolta nelle incomprensioni tra Lake e sua madre.

Una serie che si rivolge a più generazioni

La serie Love, Victor ha inoltre il merito di rivolgersi non solo ai teenager, ma anche ai loro genitori. Il modo in cui vengono portati sullo schermo i problemi degli adulti e le loro reazioni, persino le più sopra le righe come la gelosia di Armando nei confronti della figlia, attingono a piene mani a problematiche e dubbi che devono affrontare i genitori alle prese con una società in cambiamento e problematiche che li mettono in difficoltà dal punto di vista educativo, etico e morale. Come accade con i personaggi più giovani, anche con loro lo show ha un approccio all'insegna della positività ricordando come ogni individuo sia destinato a compiere degli errori durante il proprio cammino, seppur in molti casi animato dalle migliori intenzioni.


Dispiace, tuttavia, notare come gli script in più momenti sembrino maggiormente focalizzati sulle frasi e i messaggi ad effetto, con una grande ondata di retorica e buoni sentimenti, piuttosto che cercare di mantenersi aderenti alla realtà delineando situazioni e personaggi non da prendere ad esempio, ma in cui immedesimarsi. Risulta così molto più semplice lasciarsi coinvolgere dalla parte della narrazione focalizzata sulla famiglia di Victor, la più sviluppata e con maggiori sfumature, rispetto a quella degli altri teenager. In certi casi, come quello di Felix e di sua madre, si ha persino la sensazione di trovarsi di fronte a un'occasione sprecata per proporre sugli schermi una realtà difficile e purtroppo attuale per tanti adolescenti. La scelta di affrontare un'ampia gamma di problemi, dalle dipendenze alle malattie sessualmente trasmettibili, dall'incomunicabilità ai compromessi necessari per essere felici, porta a far quasi affogare ogni tassello del racconto in un mare di buone intenzioni.
La serie, costruita con scelte musicali ben utilizzate e un ritmo scorrevole, riesce però ad arrivare al suo epilogo soddisfando (forse troppo) i fan, non preoccupandosi della prevedibilità pur di chiudere un cerchio che riporta, non solo metaforicamente, personaggi e spettatori all'inizio della storia. Non c'è delusione al termine della visione, ma è innegabile che sia presente una buona dose di dispiacere per le tante occasioni mancate nel corso dello show.

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