Love, seconda stagione: la recensione

Ecco la nostra recensione dei dodici episodi della seconda stagione di Love, serie comedy di Netflix creata da Judd Apatow, Paul Rust e Lesley Arfin

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La prima stagione di Love ci aveva colpito in maniera estremamente positiva per molteplici ragioni, prima fra tutte la stravaganza. Judd Apatow ha sempre scritto le sue commedie con un'ironia piuttosto ambigua, eclettica se vogliamo, che sfocia in diversi punti, dal sociale, allo psicologico per poi toccare solo di striscio l'effetto comico, che vediamo maggiormente in quelle situazioni che ricordano il genere demenziale. Proprio per questo a volte la sua ironia è complessa da digerire, specie perché sa bene come far odiare e al tempo stesso amare i suoi personaggi al pubblico. Ed è proprio questa doppia sfaccettatura che eleva Gus e Mickey, due figure alquanto differenti tra loro che in certe circostanze dimostrano di non essere fatte per stare insieme. Due poli opposti che continuano a scontrarsi e attrarsi, e che pretendono di coesistere nonostante le enormi difficolta di uno e dell'altra. Mickey alla fine della scorsa stagione aveva ammesso di essere dipendente da sesso e amore dicendo a Gus di non essere pronta per immergersi in una relazione per almeno un anno. Poi ovviamente le cose vanno in tutt'altra direzione, lei trova il modo di concedersi una possibilità perché questa volta Gus sembra essere il ragazzo giusto.

Nel primo arco di questa stagione i due si conoscono approfonditamente e passano molto tempo insieme circondati da strane persone che popolano la vita di entrambi. Come successo nella prima stagione, sono proprio tutte quelle decorazioni a rendere la relazione di Gus e Mickey qualcosa di insolito e fascinoso. Gliene succedono di tutti i colori, a partire dal blocco della polizia nel primo "straordinario" episodio fino ad arrivare a quella sera in cui una busta di funghi trova il modo di capovolgere le loro serate, in meglio ovviamente. Mickey continua imperterrita a mantenersi sobria e a frequentare il gruppo degli alcolisti anonimi, portando anche diversi successi a casa. Gus continua il suo lavoro con Arya, un personaggio fuori dalle righe ma comunque ben strutturato. La storyline con i genitori di lei sfocia in alcuni punti nel ridicolo attraverso dei dialoghi esasperati, ma questo non è mai un difetto, anzi è spesso una prova di coraggio da parte degli autori che trovano sempre il modo giusto di spingersi oltre. I personaggi vivono nel nostro universo, parlano di di Friends e di Die Hard come dei vari fan, fanno riferimenti alla pop culture nominando Katy Perry e Russell Brand, ma poi nelle loro vite c'è anche Witchita che purtroppo non ottiene il successo sperato e ci sono quei programmi alla radio che Mickey struttura insieme ad un gruppo di colleghi estrosi e al contempo fastidiosi.

Love è diversa dal resto, è a tratti profonda e a tratti sembra quasi che ti stia prendendo in giro

Love è diversa dal resto, è a tratti profonda e a tratti sembra quasi che ti stia prendendo in giro, vuole farti credere che tutto quello che stai vedendo è la pura realtà e che tutto prosegue liscio come l'olio nonostante avvengano le cose più bislacche e inverosimili. I personaggi principali, ma anche quelli di contorno come Bertie, Dustin e Randy, a volte parlano di argomenti che all'apparenza appaiono senza senso mentre poi invece, alla fine di tutto, riescono ad essere significativi e anche divertenti. Spesso agiscono come dei completi idioti che non sanno prendere in mano le redini della propria vita e ogni volta che si trovano di fronte a un problema scappano o procrastinano. Los Angeles viene dipinta in maniera eccentrica, è un posto che senza giudicare ospita qualsiasi tipo di persona, non è una città come un'altra, è la cornice hipster perfetta per questi uomini che gironzolano tra feste strambe e imbarazzanti. Ma ancora una volta è proprio questo mondo sospeso, quasi surreale, che rende le problematiche di ognuno di loro vere, sincere e quasi commoventi. La maggior parte delle volte dicono le cose sbagliate al momento sbagliato, sei lì che vorresti aiutarli ad agire nel modo giusto per sistemare le cose, una costante che già era presente nella prima stagione. Ma stavolta tutto è diverso, Mickey e Gus stanno più tempo insieme, mentre nella prima stagione i due vivevano le proprie vite, il più delle volte, separatamente. Stavolta ci sono due episodi in più e la stagione può essere tranquillamente suddivisa in due fasi.

Paul Rust e Gillian Jacobs calzano perfettamente nei loro personaggi, sanno come muoversi negli spazi che li circondano e mai come questa volta l'imbarazzo di lui e la finta sicurezza di lei sono gli elementi che danno forza a tutto. La complessità di Mickey viene fuori di più, conosciamo parte del suo passato e soprattutto scopriamo l'identità di suo padre, un uomo che inevitabilmente ha fatto parte della creazione dei numerosi problemi di lei. Gus rimane un po' più in disparte, si descrive come il ragazzo campagnolo proveniente dal South Dakota che è arrivato in città con il sogno di diventare sceneggiatore, ma poi quasi per assurdo è il primo che ha difficoltà ad aprirsi veramente. Per la maggior parte del tempo Gus ammette di essere intrigato dalla complessità di Mickey, e che le sue dipendenze e stranezze non fanno altro che stimolarlo ancor di più. Ma poi mano a mano che la storia prosegue le cose si capovolgono nel più drastico dei modi, e lentamente cominciano ad uscire quei difetti e quelle forti insicurezze di lui, che il più delle volte fanno tenerezza. Lei nel corso della stagione fa dei passi enormi, spesso è contraddittoria questo sì, ma è esplicita la sua voglia di riuscire a farcela, questa volta più che mai; e proprio nel momento in cui tutto sembrava stesse andando per il verso giusto c'è la prima separazione. Ed è proprio quel senso di oppressione che vissuto insieme sembrava stesse diventando normalità, e quindi una relazione, che ad un tratto si trasforma in dolore e inadeguatezza nel momento del distacco. Gus è costretto ad andare ad Atlanta per seguire Arya sul set di un film e in quella cornice ne passerà di tutti i colori. Verrà raggirato, preso in giro ed evitato. In quei momenti ogni cosa va male per lui, ma ancor di più per lei, che ricasca nella sua stessa trappola quasi senza un motivo veritiero. E alla fine in mezzo a tanta ilarità c'è ancora una volta tanta drammaticità, due sfaccettature dell'amore che colpiscono inesorabilmente questi due essere umani disposti a tutto pur di completarsi a vicenda.

In conclusione Love è ancora una volta una conferma, e questa seconda stagione ha avuto il compito di far affezionare il pubblico ai personaggi, e anche ai luoghi che li circondano, in un modo inedito, personale e che da parecchi anni non si vedeva in televisione. È come se fosse un libro colmo di dettagli e descrizioni che penseresti di non voler mai vedere trasposto in un film o in una serie tv, ma questa volta un libro a cui ispirarsi non c'è bensì solo una sceneggiatura compatta e che sa cosa vuol dire. Tecnicamente ci sono solo dei problemi di irregolarità nel montaggio, specialmente errori di continuità ma questo per assurdo che sia non compromette nulla di questo viaggio che alla fine è tutto tranne che regolare, ed è proprio per questo che ci piace.

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