Lost Ollie: la recensione

Lost Ollie poteva essere un ottimo film di formazione, ma è stato scelto di tramutarlo in una miniserie tv, andando ad allungarlo inutilmente

Condividi

Lost Ollie la recensione in anteprima della prima stagione, disponibile su Netflix dal 24 agosto.

Lost Ollie, miniserie basata sul romanzo Ollie e i giocattoli dimenticati di William Joyce, è in arrivo su Netflix la prossima settimana. Alla regia Peter Ramsey, che con Joyce aveva lavorato già a Le Cinque Leggende di Dreamworks, su sceneggiatura riadattata da Shannon Tindle e con gli effetti speciali curati da Light & Magic. Da bambini avrete sicuramente avuto un giocattolo a cui eravate molto legati, e nella storia del media televisivo e cinematografico è qualcosa che abbiamo visto più volte. È quello che succede anche a Billy e Ollie, separati per qualche motivo ma intenzionati a ritrovarsi. Per scoprire se il piccolo Ollie si ricongiungerà con il suo amato Billy dovrete aspettare il 24 agosto, ma nel frattempo potete farvi un'idea di cosa vi aspetta.

La trama di Lost Ollie

Billy e Ollie sono amici inseparabili, giocano ogni giorno fino a tardi e vivono un sacco di avventure. E allora come è possibile che Ollie (Jonathan Groff) sia finito in un negozio dell'usato? Abbandonato e in una scatola con altri oggetti che non ha mai visto? Il piccolo coniglio di pezza rattoppato farà di tutto per ritrovare il suo padroncino, o per lo meno per scoprire perché è rimasto da solo. Sulla sua strada incontrerà Zozo il pagliaccio (Tim Blake Nelson) e Rosy (Mary J Blige) l'orsetto di peluche, entrambi pronti a raccontargli le loro esperienze e a dargli una mano a tornare a casa.

Dall'altra parte, Billy (Kesler Talbot) sta cercando il suo peluche, nonostante il padre (Jake Johnson) non sia molto d'accordo ad aiutarlo. Le quattro puntate girano attorno ai due personaggi, concentrandosi ovviamente sul viaggio pericoloso di Ollie e dandoci ogni tanto degli indizi sul passato della coppia e su cosa sta facendo Billy nel mentre. Lost Ollie è una favola moderna che riesce a raccontare l'abbandono e l'amore anche ai più piccoli, non risparmiandosi per questo momenti più crudi e drammatici.

Una favola tra alti e bassi

Il punto di forza di Lost Ollie è sicuramente la realizzazione dei giocattoli, che sembrano davvero reali in inseguimenti, combattimenti e disavventure. Questo grazie alla modellazione della cgi di Light & Magic e anche al design molto credibile dello stesso Ollie. Il coniglio di pezza ricorda molto un altro dei lavori di Joyce, la serie Disney Rolie Polie Olie. Lo studio ha creato delle movenze credibili per il pupazzo, non solo nel confronto con gli altri giocattoli, ma anche con la vita del mondo esterno.

Molto valida anche la regia di Peter Ramsey, che dimostra di trovarsi sempre a suo agio con questi racconti di formazione, anche grazie a un cast di voci perfettamente a suo agio con i ruoli giocattolosi a disposizione. L'esempio lampante dell'ottimo lavoro di Ramsey alla regia è l'inizio dell'episodio 3, che è probabilmente tra i momenti più riusciti di Lost Ollie della produzione insieme al finale.
Gli aspetti positivi fanno però purtroppo a pugni con alcuni momenti che risultano fin troppo allungati o spenti rispetto a quelli più riusciti.

A metà strada tra un Toy Story e In fuga a quattro zampe, Lost Ollie è un'altalena di emozioni, che passa dall'interesse alla noia (se vedrete la serie capirete l'esatto momento in cui suscita quest'emozione), passando però anche per un forte impatto emotivo soprattutto nei suoi istanti finali. Il mistero che avvolge il passato di Ollie non è dei più originali, ma riesce in qualche modo a tenere incollati davanti allo schermo per gran parte della sua durata complessiva. La sensazione è che, tagliando un po' qua e là, si poteva ottenere un ottimo road movie, proprio come il capolavoro Pixar appena menzionato. Si è invece scelto di tramutarlo in una miniserie tv, perdendo probabilmente un'occasione.

Continua a leggere su BadTaste