Los Ladrones: l'ultima grande rapina, la recensione

Cosa sia falso e cosa no non è dato sapere, ma è proprio questa ambiguità che rende Los Ladrones un film così attraente.

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La recensione di Los Ladrones: l'ultima grande rapina, su Netflix dal 10 agosto

È decisamente accattivante il modo in cui Los Ladrones: l'ultima grande rapina gioca con le aspettative per raccontare un’incredibile storia vera. Costruito in modo cronologico attraverso interviste, immagini d’archivio e soprattutto una ri-messa in scena così palesemente costruita da essere essa stessa il punto d’attrazione, questo avvincente documentario di Matías Gueilburt fa rivivere con ironia e astuzia la “rapina del secolo” che a inizio anni duemila cinque uomini hanno compiuto in Argentina svaligiando una banca con un piano così creativo e perfetto da essere quasi una performance artistica.

Parte tutto dall’intervista all’istrionico e affascinante personaggio di Fernando Araujo, che troviamo in una villa lussureggiante a sorseggiare vino, fumare erba e fare arti marziali mentre tra una pennellata e un libro d’arte ci racconta di come per trascendere la morte abbia deciso di rapinare una banca facendone un’opera d’arte. L’intenzione e lo spirito di Los Ladrones è già tutto qui, e dopo aver presentato i vari protagonisti come in un gangster movie (dove ognuno ha il suo nomignolo e la sua specializzazione: il truffatore, l’ignegnere, il negoziatore…) senza dirci mai come andrà a finire imbastisce pezzo dopo pezzo tutti i tasselli di una storia criminale che tra tunnel, gommoni, trucchi e strumenti del mestiere sembra tratto da un film di finzione.

Il regista Matías Gueilburt sfrutta l’affascinante ambiguità che si crea tra la realtà e il suo racconto portandolo quasi al limite: seguiamo i personaggi, ora più anziani, reinscenare passo per passo tutta la storia (con anche imbarazzanti travestimenti, volutamente eccessivi), e soprattutto veniamo incantati dalla sfuggente personalità di Araujo mentre ci chiediamo come sia possibile che viva in tale agio e parli con così tanta calma di ciò che è successo. Pur consapevoli che sia in parte una grande costruzione si è quindi magneticamente attratti durante tutta la visione dal desiderio impellente di sapere: sapere perché l’abbiano fatto, come diamine sia andata a finire, (dove siano finiti i soldi!), e allo stesso tempo confusi dal vedere come cinque persone di ceto medio-alto, felici delle loro vite e istruite abbiano fatto quello che hanno fatto.

Cosa sia falso e cosa no non è dato sapere, ma è proprio questa ambiguità che rende Los Ladrones un film (fatichiamo a dirlo documentario) così attraente. I personaggi non vengono mai direttamente glorificati ma il modo stesso in cui il racconto è costruito li rende per forza di cose amabili, fa tifare per loro e allo stesso tempo pentire (e un po’ vergognare) di quello stesso tifo. Tanto, in fondo, è solo un film… o no?

Siete d’accordo con la nostra recensione di Los Ladrones: l'ultima grande rapina? Scrivetelo nei commenti!

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