Los Ladrones: l'ultima grande rapina, la recensione
Cosa sia falso e cosa no non è dato sapere, ma è proprio questa ambiguità che rende Los Ladrones un film così attraente.
La recensione di Los Ladrones: l'ultima grande rapina, su Netflix dal 10 agosto
Parte tutto dall’intervista all’istrionico e affascinante personaggio di Fernando Araujo, che troviamo in una villa lussureggiante a sorseggiare vino, fumare erba e fare arti marziali mentre tra una pennellata e un libro d’arte ci racconta di come per trascendere la morte abbia deciso di rapinare una banca facendone un’opera d’arte. L’intenzione e lo spirito di Los Ladrones è già tutto qui, e dopo aver presentato i vari protagonisti come in un gangster movie (dove ognuno ha il suo nomignolo e la sua specializzazione: il truffatore, l’ignegnere, il negoziatore…) senza dirci mai come andrà a finire imbastisce pezzo dopo pezzo tutti i tasselli di una storia criminale che tra tunnel, gommoni, trucchi e strumenti del mestiere sembra tratto da un film di finzione.
Cosa sia falso e cosa no non è dato sapere, ma è proprio questa ambiguità che rende Los Ladrones un film (fatichiamo a dirlo documentario) così attraente. I personaggi non vengono mai direttamente glorificati ma il modo stesso in cui il racconto è costruito li rende per forza di cose amabili, fa tifare per loro e allo stesso tempo pentire (e un po’ vergognare) di quello stesso tifo. Tanto, in fondo, è solo un film… o no?
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