Loro 1, la recensione
Incompleto e troncato proprio sul più bello, Loro 1 non è un film completo nè un primo atto ma l'inizio di un film. Si intuisce dove vuole andare ma non se ce la farà. Per il momento è bello.
Si ha la sensazione che quello che stiamo vedendo, cioè la voglia di un imprenditore pugliese di uscire dal suo piccolo mondo e ambire a Roma con gli stessi mezzi con cui si è fatto strada lì, cioè regalando cocaina alle donne più belle (lui è più radicale e le chiama “Le puttane migliori”) per farle andare con il potente di turno che gliene sarà poi grato, sia un mondo così vasto che per raccontarlo ci vorrebbe una serie tutta così, girata con quello stile. Per almeno metà di Loro 1 infatti non vedremo lo stile del Sorrentino recente, contemplatore di bellezze giovani, vecchie, papali o grandi ma uno che è la versione evoluta di quello di L’Uomo in Più, elettrico, eccitato da tutto, vogliosissimo di unire la musica e il ritmo, che usa zoom a schiaffo, monta in maniera audace e vuole imprimere un passo indemoniato ad un film per eccitare anche lo spettatore come i personaggi.
E romanzate davvero bene!
E LUI ovviamente lo nota.
Nella seconda parte di Loro 1 abbandoniamo la scalata e finalmente entra in scena Toni Servillo con una maschera appropriata alla maniera in cui è reso Berlusconi: da cartone animato. Non farà cadute clamorose o movimenti impossibili (anzi è molto composto) ma il Berlusconi di Loro è una versione cartoonesca del reale, sembra Richie Rich, così comicamente ricco che l’impossibile diventa sempre possibile per lui palesandosi all’improvviso in maniere esilaranti, contornato da lussi senza senso. Sta nella sua villa, annoiatissimo e un po’ triste (ma il sorriso non manca), non riesce a credere di essere all’opposizione. È il 2006 (la coppia di film arriverà fino al 2010, avverte un cartello all’inizio) e costretto alla vacanza in villa cerca di riconquistare una Veronica Lario disamorata da come la sta trattando. Ma sono bagatelle in attesa che arrivi qualcosa. Quel qualcosa sarà il vero cuore del film, quella che Paolo Guzzanti definì "mignottocrazia", l'incrocio di sesso e politica in quello specifico periodo e con quei modi. I "loro" del titolo, lo dice Scamarcio, sono "quelli che contano". Il film dunque non racconta dell'ex primo ministro ma la storia di come si sia arrivati alla punta massima di incrocio tra sesso e politica in Italia, tutto intorno a lui.
Assieme ad alcuni sorrentinismi di sorprendente miseria (il simbolismo terribile di un camion della nettezza urbana che fa un incidente e si riversa con tutto il suo carico sui fori di Roma è il punto più basso di un film che fino a quel momento è stato superbo) è questa la parte peggiore di Loro 1, quella un po’ meno concreta (del resto è solo una prima parte, non un film intero) e interlocutoria. Servillo si impegna molto nel nascondersi in questo moderato cartone animato di Berlusconi che tutto può ma che si sente in decadenza, con qualche infedeltà scoperta dalla moglie e il rumore di sottofondo della musica che viene dalla villa accanto o dalla barca accanto, sempre più forte, accompagnato dalla visione di donne mezze nude, un tam tam sempre più evidente che sappiamo a cosa porterà e che Sorrentino piazza come briciole di pane sul nostro sentiero. Il bunga bunga sta arrivando e nasce così, dal senso di sconfitta, dalla consapevolezza dell'età che avanza e dalla paura di non vincere più.
Certo Loro 1 corre tantissimo e dura un attimo ma davvero non è un film, è l’introduzione ad un film. La divisione in due capitoli non è funzionale e non funziona, somiglia più a quella in due puntate di una miniserie, manca tutto l’intreccio e la sua soluzione, manca l’essenza della storia e ci sono solo le presentazioni dei personaggi, dinamiche come in un film inglese degli anni ‘90 oppure sornione come in una commedia ben scritta. Quello che è chiaro semmai è il tono: il massimo della vita (il sesso, il denaro, la bellezza sconfinata di persone, luoghi e possibilità) si accompagna necessariamente allo squallore, alla piccineria, all’ignoranza e alla decadenza. Filo conduttore di tantissimo cinema di Sorrentino e qui (coerentemente) applicato ad un contesto indubbiamente appropriato.
È insomma molto bello Loro 1, ma è solo un inizio. Anche tutto quello che di stimolante si può intuire è più in potenza che in atto.