L'ora nera, la recensione

Tarato su standard tutti americani ma ambientato in Russia, il film che dovrebbe portare il punto di vista russo sulla fantascienza è in realtà un mal riuscito pastone...

Critico e giornalista cinematografico


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Cambia la geografia del cinema, cambiano le alleanze, cambiano le trame. Solo 20 anni fa i russi erano ancora il nemico prediletto, la nemesi per eccellenza degli Stati Uniti (collettivisti, megalomani, freddi, spietati e incapaci di prendere la mira correttamente) mentre oggi, con la figura di Timur Bekmambetov a far da tramite, eroi a stelle e strisce si muovono a Mosca alleandosi con gente del luogo per fare quello che storicamente gli riesce meglio: cacciare gli alieni.

Così nasce L'ora nera, grande gita moscovita della solita truppa all'americana (due ragazzi e due ragazze che non si conoscono ma dovranno unirsi per sopravvivere con un intruso, svedese, a fare da guastafeste e farli scoprire), è un film che racconta di un'altra apocalisse pronta alla serializzazione. Gli alieni arrivano a prendere i nostri minerali (perchè essi stessi sono fatti d'energia), mandano tutto in blackout e sbriciolano (letteralmente) tutti quanti tranne pochissimi sopravvissuti. Alcuni sono inguaribili guerrafondai armati fino ai denti, altri sono nerd in grado di capire la natura del male e costruirsi in casa una gabbia di Faraday, altri come già detto sono i protagonisti del film, tra i quali spicca un Emile Hirsch stranamente in parte.

La prima delusione è la sceneggiatura di John Spaihts, scontata quando va bene, piena di buchi quando va male e, quant'è peggio, a tratti pronta a prestare il fianco ad umorismo involontario (cosa che non depone a favore del film cui ha lavorato successivamente, Prometheus, che fortunatamente è stato rimaneggiato da Damon Lindelof). La seconda è l'incapacità del film di mantenere la propria promessa, cioè raccontare la solita storia ma dal punto di vista russo, del resto cosa pretendi quando metti a dirigere uno scenografo? Di russo non c'è nulla se non le pallottole (come dice uno dei personaggi), tutta la struttura del racconto, la natura dell'eroe e i valori alla base sono sempre i soliti. L'ora nera è in tutto e per tutto un film americano, poco importa chi ci abbia messo i soldi.

Andrei Konchalovski ha fatto fare gli effetti speciali del suo Schiaccianoci fuori dalla Russia "perchè in Russia gli effetti non sono ancora a livello delle grandi produzioni" e la sua affermazione la si capisce meglio vedendo L'ora nera, che meno lavora di digitale meglio è. In questo senso l'idea di fare gli extraterrestri invisibili è una doppia furbata, crea suspense con poco ed evita di dover animare creature che, per quel poco che si vedono, non reggerebbero il confronto con gli standard del cinema cui gli spettatori sono abituati. Stesso dicasi per il 3D: mai veramente sfruttato, poco profondo e sostanzialmente inutile.

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