L’ora del crepuscolo, la recensione
Un po’ come se il contenuto del film ne avesse mangiato la forma, L’ora del crepuscolo risulta esso stesso un film privo di voglia di raccontare, vuoto e disilluso come i suoi personaggi.
Tratto dal romanzo omonimo di Carter Sickels, L’ora del crepuscolo di Braden King punta a raccontare il disagio sociale di un’America periferica, mangiata dalla disoccupazione e dal traffico di droga. Nello specifico, il microcosmo qui osservato è quello di una piccola cittadina del Kentucky in cui, dopo la chiusura della miniera locale (un antefatto che viene fatto intuire a grandi linee), giovani adulti come il protagonista Cole (Philip Ettinger) cercano di riempire quel vuoto di disillusione e di noia spacciando qua e là e ritrovandosi nel pub per ammazzare il tempo.
Un po’ come se il contenuto del film ne avesse mangiato la forma, L’ora del crepuscolo risulta infatti esso stesso un film privo di voglia di raccontare - vuoto e disilluso come i suoi personaggi - e privo di voglia di innovare, preso com’è a tappare quel vuoto con scene/elementi cliché tipici del dramma un po’ indie quale, almeno, non nasconde di essere (tra personaggi monodimensionali come la ragazza tossica in opposizione alla brava ragazza, lo sceriffo baffuto, il drogato, e dinamiche consolidate come la lite nel pub, l'amico/nemico che crea problemi, la madre problematica che ritorna...).
Per quanto infatti a Cole succedano cose che si percepiscono essere importanti per lo sviluppo della trama, nessuna di queste linee narrative viene mai percepita come urgente o rilevante. Che sia colpa delle continue sviolinate che accompagnano in sottofondo la quasi totalità delle scene? O della lentezza con cui si svolge qualsiasi dialogo, che si prende un sacco di tempo per dirci cose che sappiamo già dai primi dieci minuti? O è colpa della regia di King, che un po’ appisolato e un po’ perso ad osservare i paesaggi (molto belli, per carità) non aiuta di certo a dare ritmo e consistenza a una materia che sembra averne un disperato bisogno?
Forse, banalmente, se L’ora del crepuscolo risulta così svogliato e così incapace di creare ponti tra sé stesso e lo spettatore (linguistici, estetici, tematici) è perché non c’è nessun aspetto in particolare su cui il film ha deciso di rafforzarsi, facendosi sempre bastare (questa è la forte impressione) la prima trovata buona. E il risultato non potrà che essere mediocre.
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