Looking 2x10,"Looking for Home" - La recensione

Looking chiude i battenti con un episodio che lascia molti punti in sospeso, forse chiariti dal futuro film tv che verrà girato per concludere la storia

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This is the end, o quasi. Dopo due stagioni di onorata carriera, Looking chiude i battenti con un episodio che, come immaginabile, sconquassa ancora una volta gli equilibri e non interrompe la frenetica ricerca della felicità da parte dei propri protagonisti. La cancellazione della serie è arrivata assieme all'annuncio della prossima realizzazione, da parte della HBO, di uno speciale film tv diretto da Andrew Haigh. Film che arriva come un balsamo a lenire la ferita dei fan, che di certo non troveranno nell'ultimo episodio della seconda stagione, Looking for Home, risposte sufficienti ai loro interrogativi sul destino di Patrick, Agustìn e Dom.

Benché figlia di un'evidente speranza di rinnovo per una terza stagione, tuttavia, la puntata non è certo priva di svolte. E se la scena finale - con un Patrick mai stato così incerto, pronto a farsi tagliare i capelli una volta per tutte da Richie all'indomani della scoperta dell'indole promiscua dell'amato Kevin - rimescola per l'ennesima volta le carte in tavola secondo un meccanismo che potrebbe risultare stantìo, non si può negare che ci si trovi di fronte a un episodio dal respiro cinematografico. Il simbolismo di Looking for Home viene suggerito, come spesso avvenuto nella serie ideata da Michael Lannan, dal titolo stesso. Patrick è in cerca di una casa, sia materiale che spirituale, e sembrerebbe averla trovata nel momento in cui decide di trasferirsi nel raffinato attico appena acquistato da Kevin. Già da subito, l'ambiente domestico si dimostra in qualche modo difficile da penetrare, e i tentativi di Patrick di entrare in casa attraverso chiavi elettroniche da infilare dappertutto richiama alla mente una sorta di prova eroica, quasi fosse un fiabesco principe di fronte a una fortezza inespugnabile. E non finisce qui: a suo agio nel proprio regno, Kevin sembra rivelare una nuova faccia del tutto sconosciuta a Patrick. Finché si tratta della passione per L'uomo dei sogni, la sorpresa è ancora sostenibile; peccato che, nel giro di una sera, complice l'invito a un party organizzato da vicini civettuoli, la cotta inglese del nostro protagonista si riveli essere inequivocabilmente incline al tradimento. O, bene che vada, incapace di rinunciare all'eventualità di una coppia aperta. Per Patrick è la distruzione dell'idillio, la demolizione improvvisa di un sogno filtrato di rosa che, egli lo sa bene, era ben lontano dalla realtà. A sottolineare la drammaticità della crisi, un piano sequenza da manuale, che segue Kevin e Patrick mentre quest'ultimo cerca di uscire dal palazzo-labirinto, con pennellate che suggeriscono atmosfere da thriller più che da dramma sentimentale. Il giovane prova a fuggire, ma la casa del titolo, in cui ha voluto entrare a tutti i costi, sembra chiudersi su di lui, tramutandosi da nido a prigione. L'atmosfera claustrofobica è veicolata da una doppia prova attoriale memorabile, da parte di uno Jonathan Groff e di un Russell Tovey mai stati così bravi - e finora non abbiamo certo avuto di che lamentarci.

La resa dei conti tra i due fidanzati avviene sul terrazzo dell'attico, e finalmente restituisce ossigeno a Patrick dopo il soffocamento visivo e dialogico della scena precedente. I due uomini sembrano aver ritrovato la calma e, sebbene Kevin non sembri intenzionato a retrocedere del tutto sull'apertura della coppia, le sue intenzioni nei confronti del compagno sembrano sincere. "Devi solo fidarti di me", dice, ma riuscirà Patrick a convivere con la consapevolezza del lato oscuro di quello che, finora, era sembrato il fidanzato ideale? La risposta sembra in bilico tra il sì e il no, dato che nella scena successiva troviamo i due a letto insieme, con Patrick insonne e agitato. Come in tutte le fiabe che si rispettino, l'eroe ha bisogno di un oggetto magico per risolvere la propria situazione. L'oggetto in questione, a gran sorpresa, sbuca fuori a seguito della casuale rovistata in uno scatolone e riporta il pubblico indietro di un anno: l'amuleto regalatogli da Richie. Un pegno, un simbolo che lo conduce su una via diversa e, forse, alla salvezza. Passiamo così dalla notte al giorno, con Patrick che fa visita a Richie nel suo negozio e che, dopo aver dichiarato di non voler parlare di nulla, si sottopone finalmente a un restyling che lo liberi una volta per tutte dal suo "taglio da lesbica". Il taglio di capelli qui rappresenta una sorta di parabola di Sansone al negativo, e sembra poter restituire a Patrick la forza che gli è venuta meno dopo la scoperta della vera natura di Kevin. La scena finale non ha retrogusto amaro, ma lascia lo spettatore con un senso di sospensione che accentua, ancora una volta, l'eccezionale realismo psicologico di Looking.

Poco o niente da aggiungere sulle vicende di Agustìn e Dom; se il primo, impegnato nell'inaugurazione del murales nel centro di recupero in cui lavora, sembra davvero aver trovato l'amore e la pace con il tenero Eddie, il secondo taglia finalmente il cordone ombelicale che l'ha legato fin troppo all'amica Doris, ormai felicemente fidanzata con Malik, alias il vero uomo dei sogni. Il distacco era nell'aria, e segna una presa di coscienza e, soprattutto, di responsabilità da parte di Dom, finalmente pronto ad assumersi i propri rischi senza bisogno di dover contare - non solo economicamente - sul Lynn o sulla Doris di turno.

In conclusione: al termine di una stagione che, per profondità tematica e, ancor prima, per valore intrinseco ai singoli episodi, si è dimostrata una spanna sopra la prima, Looking saluta il pubblico con grande stile; senza eccessi, senza colpi di scena melodrammatici, ma sviluppando al massimo la propria abilità di raccontare i gradi intermedi tra due tonalità diverse, quella del dramma sentimentale e quella della commedia. E se poco o nulla possiamo ipotizzare sul contenuto dell'episodio speciale, dobbiamo comunque ammettere che, anche in momenti di relativa fiacchezza di ritmo, la serie di Lannan non ha mai perso colpi sul fronte della verosimiglianza emotiva. Il gap tra personaggio e persona è stato colmato, e sembra davvero di doversi distaccare da un gruppo di amici più che da una realtà fittizia, creata ad hoc per l'occhio del pubblico. Looking non sarà forse stato lo show più narrativamente articolato e rocambolesco della storia ma - assieme ad Hannibal - è stato probabilmente il più denso e credibile racconto sentimentale che la tv americana possa vantare negli ultimi anni, e come tale merita di essere onorato e salutato.

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