Looking 2x06, "Looking for Gordon Freeman" - La recensione

Looking porta avanti di poco la trama con un episodio mirabilmente costruito, in cui il punto di vista di Patrick la fa da padrone

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Questione di punti di vista, verrebbe da dire. L'ultimo episodio di Looking risulta interamente costruito sulla relatività, introducendoci all'interno di quello che sarebbe un delizioso party di Halloween che riunisce più o meno tutte le nostre conoscenze - a parte Lynn - e stravolgendolo con la lente deformante di chi, questo party, l'ha organizzato ma non potrà mai goderselo. Il reietto, lo spostato, il pesce fuor d'acqua condannato sin dalla scelta del proprio costume (il semi-sconosciuto Gordon Freeman del titolo) è Patrick, talmente concentrato sul doversi divertire e sul dover far divertire gli invitati da rischiare di trasformare la festa in un vero incubo collettivo. La climax del suo disagio è lo scheletro della puntata, e benché ci arrivino praticamente solo feedback positivi da parte degli altri partecipanti (Eddie e Agustìn dimostrano che la chimica della scorsa puntata sta proseguendo, per la nostra gioia; stesso dicasi per Doris e Malik, irresistibili nella propria interpretazione personale di Sonny e Cher; Dom, nelle succinte vesti di He-Man sembra sopravvivere bene alla fine della storia con Lynn, concentrato com'è sulla campagna Kickstarter per il suo locale; persino Richie e Brady si presentano e, con buona pace di Patrick, sembrano una coppia ben assortita).

A ben guardare, il party di Halloween organizzato dai protagonisti sembra essere la risposta romantica all'ultima situazione collettiva che Looking ci ha presentato, la serata di chiusura dell'Esta Noche in Looking down the road, che aveva visto la morte di ben due storie d'amore (quella di Patrick con Kevin e quella di Dom con Lynn). Certo, per quanto riguarda Patrick, neppure stasera sembra essere portatrice di buone notizie sul fronte amoroso: è con occhio sconvolto che il nostro protagonista vede presentarsi al proprio party coloro che, diciamolo, tutti ci aspettavamo di vedere: Kevin e Jon, apparentemente innamoratissimi e affiatati.

Non stupisce che quest'amara ciliegina su una torta di fiele spinga Patrick all'insano gesto: un discorso impregnato di alcol che ripropone la classica situazione "ora dirò finalmente ciò che penso di voi". Peccato che, nel caso di Paddy, l'intento liberatorio venga miseramente mancato e l'unico effetto sia quello di diffondere una sottile coltre di imbarazzo sugli astanti, testimoni del disagio del padrone di caso. Intelligentissima, a tal proposito, la gestione di un topos della narrazione cinematografica e televisiva in senso realistico: gli autori di Looking sembrano aver ben presente che raramente il detto in vino veritas sia portatore di benefici. al contrario di ciò che Hollywood sembra volerci far credere da una vita.

Looking è improntato a un naturalismo che porta più male che bene ai propri protagonisti, ma che consente anche al pubblico di identificarsi maggiormente con le situazioni narrate, ragion per cui si resta incollati a guardare un episodio come Looking for Gordon Freeman con la stessa attenzione con cui seguiremmo il fallimentare resoconto di una serata andata male al nostro migliore amico. Un episodio che, in realtà, fa procedere di poco la trama (le uniche informazioni utili che ricaviamo sono l'imminente partenza di Kevin e Jon per Seattle e i dubbi di Doris sulla prospettiva di una relazione seria con Malik), ma che conferma ciò che ormai sappiamo da settimane: i motivi d'interesse di Looking vanno ben al di là della mera successione evenemenziale, affondando le radici nella continua proposta di situazioni quotidiane ammantate dalla patina della bellezza artistica. Sì, il merito di Looking è rendere bello ciò che è quotidiano, senza stravolgere gli eventi ma limitandosi a narrarli in modo realistico ma filtrato da una lente poetica innegabilmente affascinante.

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