Long Wei 1, la recensione
Recensione di Long Wei, la nuova serie di Diego Cajelli. Una storia di azione ed arti marziali disegnata da Luca Genovese
Alpinista, insegnante di Lettere, appassionato di quasi ogni forma di narrazione. Legge e mangia di tutto. Bravissimo a fare il risotto. Fa il pesto col mortaio, ora.
Ha bisogno di una svolta, che prontamente arriva. Non proprio quella che si aspettava, però. Un parente emigrato in Italia è in difficoltà. Il ristorante va male e lui si è procurato grossi debiti di gioco e le indesiderate attenzioni della criminalità cinese di Milano. Chiede aiuto ai parenti rimasti in Cina, i quali prontamente intervengono. Non però inviando somme di denaro, ma mettendo Long Wei sul primo aereo per Malpensa, fiduciosi che il coraggio e le arti marziali del ragazzo potranno essere utili allo zio Tony.
Ricostruzione minuziosa delle arti marziali cinesi, con l'ausilio di maestri in veste di consulenti. Ambientazione metropolitana e connotazione etnica che fa riferimenti sia all'attualità che alla tradizione narrativa di genere. Parecchi cazzotti e tanta azione. Questi sono gli ingredienti di una delle serie più attese del 2013, che non ha deluso i suoi fan all'uscita e che si è confermata addirittura in miglioramento con la sua seconda uscita. Una narrazione piana e razionale, in puro stile Cajelli, con un rispetto dei generi attinti, moltissimi omaggi alla cultura popolare e all'immaginario collettivo di riferimento. Long Wei, è un onesto e sincero fumetto di cazzotti, per parlare come si mangia. Raccontato da una vecchia volpe del nostro fumetto, che sa delineare, con la maestria che lo caratterizza, personaggi che prendono le mosse dallo stereotipo classico per poi assumere caratteristiche personali sempre meno bidimensionali. La firma a cui Cajelli ci ha abituati. Il tratto di Genovese è più che gradevole. Preciso e dinamico, senza cedimenti eccessivi allo stile orientale. D'impatto la copertina di Lorenzo Ceccotti.