Long Wei 1, la recensione

Recensione di Long Wei, la nuova serie di Diego Cajelli. Una storia di azione ed arti marziali disegnata da Luca Genovese

Alpinista, insegnante di Lettere, appassionato di quasi ogni forma di narrazione. Legge e mangia di tutto. Bravissimo a fare il risotto. Fa il pesto col mortaio, ora.


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Long Wei è una giovane promessa del cinema di arti marziali cinese. Comparse, piccoli ruoli d'azione, ingaggi in produzioni indipendenti. Il cinema è il suo sogno, ma pare che di sfondare non se ne parli. Inizia ad essere stanco di essere lo scagnozzo del cattivo che le prende dall'eroe e di sentirsi dire quanto è bravo dai colleghi senza mai poter mettere in mostra il suo vero talento. Il suo kung fu è mille volte migliore di quello degli attori viziati e famosi. Lui è un artista vero.

Ha bisogno di una svolta, che prontamente arriva. Non proprio quella che si aspettava, però. Un parente emigrato in Italia è in difficoltà. Il ristorante va male e lui si è procurato grossi debiti di gioco e le indesiderate attenzioni della criminalità cinese di Milano. Chiede aiuto ai parenti rimasti in Cina, i quali prontamente intervengono. Non però inviando somme di denaro, ma mettendo Long Wei sul primo aereo per Malpensa, fiduciosi che il coraggio e le arti marziali del ragazzo potranno essere utili allo zio Tony.

Queste le premesse di Long Wei – Il drago arrivò in un giorno di pioggia. Primo episodio del mensile edito da Aurea, scritto da Diego Cajelli e disegnato da Luca Genovese. L'ultimo parto del vulcanico autore milanese è un fumetto di genere dalla A alla Z. Con chiarissimi riferimenti a un certo cinema orientale ed evidenti citazioni dai film di Bruce Lee, Cajelli, assieme ai disegnatori che si avvicendano sul mensile, ci restituisce una Milano ben riconoscibile nei suoi luoghi più famosi, ma dall'atmosfera cinematografica. I quartieri popolari nascondono vicoli e nicchie che abbiamo già visto nelle pellicole d'azione. Milano come le New York, Los Angeles e Hong Kong, e come il capoluogo meneghino anni settanta già visto in Milano Criminale, precedente e celebrato lavoro di Cajelli.

Ricostruzione minuziosa delle arti marziali cinesi, con l'ausilio di maestri in veste di consulenti. Ambientazione metropolitana e connotazione etnica che fa riferimenti sia all'attualità che alla tradizione narrativa di genere. Parecchi cazzotti e tanta azione. Questi sono gli ingredienti di una delle serie più attese del 2013, che non ha deluso i suoi fan all'uscita e che si è confermata addirittura in miglioramento con la sua seconda uscita. Una narrazione piana e razionale, in puro stile Cajelli, con un rispetto dei generi attinti, moltissimi omaggi alla cultura popolare e all'immaginario collettivo di riferimento. Long Wei, è un onesto e sincero fumetto di cazzotti, per parlare come si mangia. Raccontato da una vecchia volpe del nostro fumetto, che sa delineare, con la maestria che lo caratterizza, personaggi che prendono le mosse dallo stereotipo classico per poi assumere caratteristiche personali sempre meno bidimensionali. La firma a cui Cajelli ci ha abituati. Il tratto di Genovese è più che gradevole. Preciso e dinamico, senza cedimenti eccessivi allo stile orientale. D'impatto la copertina di Lorenzo Ceccotti.

Per restare aggiornati sulle uscite, le curiosità e le rivelazioni sulla serie, fate un salto al sito ufficiale di Long Wei.

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