The Lone Ranger, la recensione
Progetto rischioso fin dall'inizio, The Lone Ranger è solo parzialmente riuscito pur proponendo grande intrattenimento e immagini splendide...
Che The Lone Ranger fosse un progetto molto rischioso si sapeva fin dal principio: un film che, senza Johnny Depp, non sarebbe stato fatto, basato su un personaggio radio/televisivo popolare ma quasi dimenticato (il Ranger Solitario), impostato su un genere che ormai al cinema vediamo sempre meno (il Western), girato rigorosamente in pellicola nel deserto con costose ricostruzioni e sfidando caldo e intemperie, con l'ambizione di lanciare un franchise.
Il risultato è solo parzialmente riuscito, e principalmente per un motivo che rende questo progetto molto diverso da quello di Pirati dei Carabi: l'indecisione sul tono. The Lone Ranger ha dalla sua una storia molto compatta che regge la durata (altra cosa davvero rischiosa) di due ore e mezza, due protagonisti solidi con motivazioni evidenziate fin dall'inizio, e soprattutto un comparto tecnico davvero straordinario. Ma ha un grosso problema: non è chiaro quale tono voglia assumere, e questo problema viene esemplificato perfettamente dalla cornice narrativa nel quale Verbinski ha deciso di inquadrare la storia. Il film inizia negli anni trenta del secolo scorso (peraltro con un riferimento al circo che ricorda Il Grande e Potente Oz), con un bambino che visita una attrazione dedicata al West. In una delle ricostruzioni, il manichino di un anziano indiano prende vita e inizia a parlargli: è Tonto (Johnny Depp), che gli racconta le origini della sua amicizia con Lone Ranger, il Ranger Solitario (Armie Hammer). Se questa "cornice" si fosse limitata all'inizio e alla fine del film potrebbe anche aver avuto senso, ma purtroppo Verbinski interrompe regolarmente la narrazione per mostrarci il bambino che interloquisce con Tonto. Perché questa scelta? Per avere dare un appiglio di identificazione al pubblico dei più giovani in un film che propone da una parte scene di efferata violenza, un messaggio sulla corruzione della politica, dell'esercito e dello stesso capitalismo (valori sui quali gli Stati Uniti sono stati costruiti) e un sottotesto paranormale che non viene per nulla approfondito, e dall'altra parte grande azione e avventura, romanticismo e parecchia comicità.
E proprio la ferrovia sembra essere la vera protagonista del film: Verbinski è riuscito a rendere l'importanza dell'unificazione delle due coste attraverso le rotaie, e non è un caso che praticamente tutte le spettacolari scene d'azione si svolgano sui treni. Forse è proprio grazie a questo filo conduttore che The Lone Ranger finisce per essere, nonostante tutto, così compatto.