Londra 2014 - Testament of Youth, la recensione

James Kent firma Testament of Youth, dramma storico che, attraverso la tragedia della Prima Guerra Mondiale, riflette sulla morte giovane

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In fatto di polpettoni strappalacrime a sfondo storico, gli inglesi non sono secondi a nessuno. Vi si applicano da decenni con immutata dedizione e granitica convinzione, a volte - siamo sinceri - con risultati davvero notevoli.

Questo Testament of Youth si inserisce a testa alta nel lungo elenco di drammi che rievocano lo sciagurato primo conflitto mondiale, che col miraggio della guerra lampo costò al Regno Unito un milione di vite. A questo rapido, sconfortante eccidio assiste la bella Vera, figlia dell'alta borghesia campagnola col sogno di diventare scrittrice; ciò la mette in conflitto coi genitori, che la vorrebbero chiusa in casa dedita solo al pianoforte e al perfezionamento delle virtù della buona moglie. La sua vita si intreccia con quella del tenero fratello Edward e dei suoi due amici, Victor e Roland, le cui speranze vengono falciate come spighe dallo scoppio della guerra.

Il dramma dello scontro si specchia negli occhi scuri e profondissimi di Alicia Vikander, astro nascente che dalla Svezia si cala alla perfezione nei panni dell'inglesissima Vera, irradiando con una luce vivida in ogni inquadratura che la coinvolga. Lo stesso non si può dire per il suo collega Kit Harington, che conferma, come già dimostrato nei panni di Jon Snow in Game of Thrones, di non sapere niente; in primis, di non saper recitare in modo memorabile. Poco male, ci pensa il resto del cast (che vanta nomi come Dominic West, Hayley Atwell, Miranda Richardson ed Emily Watson) a rimediare alla sua monoespressività e a conferire a questo Testament of Youth la verosimiglianza di cui un racconto di vita sentito e disperato necessita.

Al fango della trincea, al sangue e alle mutilazioni degli ospedali da campo si contrappone un lirismo ispirato nel descrivere dettagli naturali di pura bellezza: steli, fiori, onde dell'oceano e distese d'erba diventano così eco perfetta della bellezza e dell'innocenza giovanile, stuprate dalla violenza cieca del conflitto mondiale. Non c'è però mai reale brutalità nella trattazione delle conseguenze della guerra; a scapito dell'epicità, Kent punta sull'interiorità, riflettendo la delicatezza dell'animo della protagonista in ogni evento, per quanto drammatico e cruento. Crea, insomma, un filtro sottile ma percepibile, che ammortizza i colpi allo stomaco che la trattazione di una storia come questa implica inevitabilmente.

In conclusione, forte di una narrazione classica ma non priva di tragici colpi di scena, Testament of Youth merita un encomio per essere riuscito a restituire l'orrore della guerra e riflettere in modo originale e sincero sulla vergognosa ottusità di un conflitto che ha unito l'Europa in un unico, inconsolabile grido di dolore.

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