Londra 2014 - A Little Chaos, la recensione
Seppur non discostandosi dai canoni tipici del dramma in costume, A Little Chaos regala al pubblico una buona miscela di sentimento e umorismo.
A distanza di tanti anni, Rickman torna a dirigere - e dirigersi - puntando il fuoco, ancora una volta, sulla storia di una vedova. Siamo nel fastoso '600 di Luigi XIV, il sovrano desidera trasferire la propria corte nella reggia estiva di Versailles e, di conseguenza, ampliarne i giardini con l'aiuto del celebre architetto André Le Nôtre.
Rispetto alle atmosfere ovattate e quasi oniriche di L'Ospite d'Inverno, A Little Chaos vira su tonalità ben più calde e accese, in linea con il sapore certo più leggero di questa sceneggiatura. Non mancano, intendiamoci, passaggi dolenti e angosciosi, ma l'aspetto generale del film è quello di un giardino fiorito in cui si muove, con sinuosa ma energica presenza, una Kate Winslet bella e brava come ormai siamo abituati ad aspettarcela.
Attenzione, A Little Chaos è però ben lungi dall'essere un film perfetto. Il suo peccato originale balza all'occhio leggendone il titolo: un po' di caos in più non avrebbe guastato, specialmente nella parte finale del film. La regia di Rickman è infatti elegante e ariosa, britannica nell'accezione più ordinata del termine, ma nulla di più. Non vi è sperimentazione né coraggio nella sua grammatica, ma solo l'esigenza di una resa diligente e del tutto volta al servizio delle pur ottime performance degli attori.
Basta questo a far passare l'esame al film? Guardando la bellezza classica ma struggente di alcune inquadrature che contrappongono i due cuori pulsanti della storia, Sabine e André, al mondo naturale che cercano di piegare al loro gusto e volere, possiamo dire di sì. Il rapporto stretto tra l'uomo e la natura, il paragone forse un po' ovvio ma comunque efficace tra la forza dirompente di Sabine e l'imperterrita crescita di una rosa selvatica - che a noi italiani potrebbe rammentare la ginestra di leopardiana memoria - riscatta A Little Chaos dall'essere una magnifica scatola senza nulla all'interno. È pur sempre un'opera seconda: tanto di cappello, Mr. Rickman.