Londra 2014 - A Little Chaos, la recensione

Seppur non discostandosi dai canoni tipici del dramma in costume, A Little Chaos regala al pubblico una buona miscela di sentimento e umorismo.

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Quando, ben diciassette anni fa, Alan Rickman si mise dietro la macchina da presa per firmare L'Ospite d'Inverno, non poco fu lo stupore per le insospettabili qualità registiche del camaleontico divo inglese. La drammatica storia della vedova Frances, interpretata con sensibile raffinatezza da Emma Thompson, fu gestita in modo tanto brillante da non dover temere il confronto con cineasti ben più esperti.

A distanza di tanti anni, Rickman torna a dirigere - e dirigersi - puntando il fuoco, ancora una volta, sulla storia di una vedova. Siamo nel fastoso '600 di Luigi XIV, il sovrano desidera trasferire la propria corte nella reggia estiva di Versailles e, di conseguenza, ampliarne i giardini con l'aiuto del celebre architetto André Le Nôtre.

Il malinconico maestro si mette dunque alla ricerca di uno spirito affine che possa aiutarlo nella progettazione e, soprattutto, nella creazione di fontane, cascate, siepi e aiuole. Tra i numerosi candidati, la scelta ricade inaspettatamente sulla bella Sabine De Barra, che con il proprio visionario e caotico senso artistico si contrappone subito alla simmetrica eleganza ideale di Le Nôtre. Ma gli opposti si attraggono, e il sodalizio trai due sembra dare buoni frutti.

Rispetto alle atmosfere ovattate e quasi oniriche di L'Ospite d'Inverno, A Little Chaos vira su tonalità ben più calde e accese, in linea con il sapore certo più leggero di questa sceneggiatura. Non mancano, intendiamoci, passaggi dolenti e angosciosi, ma l'aspetto generale del film è quello di un giardino fiorito in cui si muove, con sinuosa ma energica presenza, una Kate Winslet bella e brava come ormai siamo abituati ad aspettarcela.

Le fa da cavalier servente uno dei migliori attori che l'Europa possa vantare al momento, quel Matthias Schoenaerts notato da pubblico e critica nel crudo Un Sapore di Ruggine e Ossa e credibilissimo nei barocchi panni di Le Nôtre, che dall'iniziale diffidenza passa ben presto a provare un'intensa ammirazione - lavorativa e non - per Sabine. Non rinuncia alla recitazione l'istrionico Rickman, offrendo un'interpretazione del Re Sole distante dall'inamidata immagine restituitaci dai ritratti ufficiali, che si esprime al meglio in una scena dal sapore shakespeariano in cui Sabine lo scambia per un giardiniere reale. Non stupisce infine la bravura di Stanley Tucci nel ruolo dell'eccentrico fratello del sovrano, Philippe, meglio noto come Monsieur. Sarà anche la centesima volta che lo vediamo recitare su queste corde, ma a che vale lamentarsi se continua a farlo con immutata classe, aggiungendovi sempre un pizzico di novità?

Attenzione, A Little Chaos è però ben lungi dall'essere un film perfetto. Il suo peccato originale balza all'occhio leggendone il titolo: un po' di caos in più non avrebbe guastato, specialmente nella parte finale del film. La regia di Rickman è infatti elegante e ariosa, britannica nell'accezione più ordinata del termine, ma nulla di più. Non vi è sperimentazione né coraggio nella sua grammatica, ma solo l'esigenza di una resa diligente e del tutto volta al servizio delle pur ottime performance degli attori.

Basta questo a far passare l'esame al film? Guardando la bellezza classica ma struggente di alcune inquadrature che contrappongono i due cuori pulsanti della storia, Sabine e André, al mondo naturale che cercano di piegare al loro gusto e volere, possiamo dire di sì. Il rapporto stretto tra l'uomo e la natura, il paragone forse un po' ovvio ma comunque efficace tra la forza dirompente di Sabine e l'imperterrita crescita di una rosa selvatica - che a noi italiani potrebbe rammentare la ginestra di leopardiana memoria - riscatta A Little Chaos dall'essere una magnifica scatola senza nulla all'interno. È pur sempre un'opera seconda: tanto di cappello, Mr. Rickman.

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