Londra 2014 - I Nostri Ragazzi, la recensione
Con I Nostri Ragazzi, De Matteo scava negli anfratti più oscuri della psiche umana, mostrandone le contraddizioni e l'insospettabile ferocia
Tratto dal bestseller dell'olandese Herman Koch e trasposto a Roma, I Nostri Ragazzi mostra la quotidianità di quella borghesia che vive in case ampie e dispersive, nei quartieri bene della capitale, frequentando ristoranti raffinati in cui ogni stramberia ha l’alibi della ricercatezza. Perfetto prototipo della sua classe sociale è, o almeno sembra essere, l’avvocato Massimo, sposato con la bella Sophia e padre dell’adolescente Benedetta. Suo fratello, Paolo, è un pediatra dolce e affabile, padre dell’introverso Michele e sposato con l’affettuosa Clara. Le due coppie sono solite cenare insieme almeno una volta al mese, sempre nello stesso locale, con buona pace di Clara, che mal sopporta la compagnia dei ricchi cognati.
I Nostri Ragazzi trascende i confini – e i cliché – tanto cari al nostro cinema, dissociandosi dal ritrarre una Roma da cartolina e universalizzando la tragedia dei protagonisti, facendola assurgere a parabola amorale. Non c’è nessuna consolatoria lezione di vita a terminare il film, solo la fioritura completa del germe dell’incertezza sapientemente seminato da De Matteo e dalla sceneggiatrice, Valentina Ferlan, durante il susseguirsi degli eventi.
Deposta la maschera sociale, né Massimo né Paolo sono come ce li aspetteremmo: soprattutto, sembrano sconfessare loro stessi, agendo in contrapposizione rispetto a ciò che un copione leggermente più banale avrebbe previsto. È questa la forza interna, innegabile del film di De Matteo, che sbatte in faccia allo spettatore le amare contraddizioni dell’essere umano in un momento di crisi, scoprendone il lato più oscuro e insospettabile. Un messaggio come questo non ha bandiera, e la speranza è che I Nostri Ragazzi possa essere visto e apprezzato anche all’estero, per restituire al nostro cinema un respiro che, più che internazionale, merita in questo caso l’appellativo di universale.