Loki 2×03 “1893”, la recensione

Loki continua a essere una serie interessante, ma dimostra sempre più una scarsa capacità di stupire davvero lo spettatore

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La prima stagione di Loki è stata a dir poco fondamentale per l’evoluzione del nuovo corso del Marvel Cinematic Universe. Allo stesso tempo, però, è stata una serie che non ha ricevuto l’attenzione che merita da parte degli autori che hanno lavorato alle ultime produzioni con protagonisti i supereroi della Casa delle Idee. Il risultato? Gli avvenimenti di Loki sembrano avere un impatto colossale, ma non vengono nemmeno citati dalle altre pellicole o dalle altre serie TV. Questo non solo è un vero spreco, ma denota anche la scarsa comunicazione negli uffici dei Marvel Studios post Avengers: Endgame.

La seconda stagione di Loki, al contrario, si presenta al pubblico con grandi promesse. Da un lato si tratta di una serie che ha il compito di mostrare nuovamente Kang prima del confronto finale con questo potentissimo avversario. Dall’altro deve evolvere gli avvenimenti visti nel 2021 e mettere ordine all’interno del filone narrativo del Multiverso. Il tutto cercando di rimanere comunque fruibile a un pubblico che non ha seguito ogni singola opera e, magari, raccontando una storia accattivante, dal buon ritmo e capace di mantenere gli occhi degli spettatori incollati al piccolo schermo.

Siamo ormai giunti alla terza puntata e lo scrittore Eric Martin ha il compito di introdurre la nuova variante di Kang: Victor Timely. Scoprite insieme a noi se lo show ha preso la giusta piega o se sta cominciando a perdersi in sé stesso.

VARIANTE D’AUTORE

Come già accennato, l’episodio di questa settimana è in gran parte incentrato sulla nuova versione di Colui che Rimane. Victor Timely, questo è il nome della sua variante nata a metà del 1800, è uno scienziato di dubbia qualità che si trova nel bel mezzo di qualcosa di più grande di lui. Una reale contesa per la sua anima, sospesa tra due fazioni. Da un lato Renslayer e Miss Minutes, dall’altro Loki e Mobius. Da quale parte sceglierà di stare ve lo lasciamo scoprire, ma sappiate una cosa: l’imprevedibilità è sempre dietro l’angolo.

La storia scritta da Eric Martin, Kasra Farahani e Jason O’Leary ha dei buoni momenti, puntando i riflettori sul personaggio interpretato da Jonathan Majors. Gli altri protagonisti, infatti, fanno qualche comparsa e portano avanti la narrazione, ma rimangono sempre in secondo piano. Questo è sicuramente un elemento tanto atipico quanto interessante e permette a Majors di tratteggiare un Victor Timely davvero particolare. È innegabile l’abilità dell’attore americano di dar vita a un personaggio così sopra le righe e “comico”, in totale contrasto con la reale anima di Kang. Il problema, però, è che non solo in questo modo il villain è completamente differente dalla sua controparte a fumetti, ma risulta ancora una volta l’ennesima occasione sprecata per dare vita a un villain da temere davvero.

Per quanto Majors ci piaccia, infatti, non sentiamo minimamente il pericolo di Kang. Viene dipinto sempre come una sorta di Dio capace di spazzare via qualsiasi cosa, ma per l’ennesima volta ci troviamo di fronte a un individuo “semplice”. Speriamo ovviamente che lo show prenda una piega inaspettata, ma ci saremmo aspettati qualcosa di diverso dalla comparsa in scena di Timely.

IDEE E CARISMA

Questa puntata di Loki mette purtroppo in evidenza anche un altro elemento: la mancanza di una verve creativa anche per i personaggi Marvel che più la meriterebbero. I poteri di Loki, che qui vengono usati in modo banale e semplicistico, entrano in scena solo in alcuni momenti prestabiliti per fare in modo che il Dio dell’Inganno emerga come una figura carismatica. Al contrario, però, non vengono usati quando avrebbe davvero senso farlo, permettendo così alla narrazione di procedere in modo (fin troppo) lineare. Vi basti pensare che in questa puntata viene fatto vedere che Loki è capace di far scomparire una persona e spostarla di diversi metri in un istante. Pochi minuti dopo questo potere avrebbe risolto il climax emotivo dell'episodio, ma pare che tutti i protagonisti si siano dimenticati di questa capacità del dio norreno.

Loki non è una brutta serie e, anzi, vanta diversi buoni momenti. La sensazione, però, è che la produzione sia troppo ancorata ai canoni del MCU. Questo purtroppo tarpa le ali di uno show che, altrimenti, potrebbe volare davvero molto in alto. Ormai abbiamo raggiunto il giro di boa e siamo curiosi di scoprire cosa ci regaleranno gli autori nelle prossime tre settimane. Ammettiamo, però, di desiderare con tutto il cuore di venire sorpresi, perché per ora la serie si sta rivelando piacevole, ma nulla più.

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