L'odore dei ragazzi affamati, la recensione

Abbiamo recensito per voi L'odore dei ragazzi affamati, di Loo Hui Phang e Frederik Peeters

Carlo Alberto Montori nasce a Bologna all'età di 0 anni. Da allora si nutre di storie: lettore, spettatore, ascoltatore, attore, regista, scrittore.


Condividi

Nel Texas della seconda metà dell'800, il governo ha avviato alcune campagne di esplorazione del territorio per portare alla luce le sue bellezze, nel tentativo di invogliare sempre più persone a trasferirsi in quella terra di frontiera. Tra queste spedizioni c'è anche un insolito terzetto: Oscar, fotografo irlandese che sembra essere in fuga da un passato misterioso; il signor Stingley, un mecenate intento a censire i nativi per i suoi loschi piani; e il giovane garzone tuttofare Milton. Le loro azioni sono osservate con attenzione da uno strano cowboy e da un indiano silenzioso...

Seguendo il cammino dei tre tra praterie e canyon, assistiamo a un western moderno, caratterizzato dai vasti paesaggi incontaminati che in qualche modo definiscono questo genere. Se siete appassionati di John Ford, Sergio Leone e Tex Willer non significa automaticamente che questo volume vi piacerà, perché dotato di un approccio originale e revisionista alle storie ambientate nel Far West, seppur costruito sulle fondamenta tematiche dei grandi classici.

Un elemento essenziale dei western è senza dubbio la frontiera, un confine territoriale che spinge i protagonisti ad affrontare un viaggio, un cambiamento; questo passaggio geografico è spesso un segnale di un'evoluzione nella società, nella morale e nei personaggi, ed effettivamente L'odore dei ragazzi affamati è innanzitutto una storia di trasformazione, di corpi e di mentalità.

È questo un racconto moderno, che tocca tematiche a cui ormai siamo abituati in opere di narrativa contemporanea, qui immerse in un'epoca e in un contesto inusuali. La sceneggiatrice Loo Hui Phang costruisce figure elaborate, con segreti destinati a salire a galla e rapporti sempre più complessi, tra stretti legami e tensioni che sfoceranno in veri e propri scontri.

A rendere ancor più atipico questo fumetto c'è l'elemento onirico e surreale, utilizzato come strumento per veicolare una definitiva mutazione, un'accettazione della propria identità, attraverso aspetti intimi del proprio animo che non è stato semplice riconoscere. Il desiderio represso e la volontà di abbracciare i propri sentimenti sono ostacoli in un mondo popolato da algidi mandriani, ma lentamente riescono a farsi largo e diventare il vero fulcro dell'opera.

Frederik Peeters riesce a trovare un approccio efficace per una storia saldamente ancorata al realismo dei suoi protagonisti, nonostante questo aspetto debba farsi largo tra cavalli imbizzarriti e creature demoniache. Le accurate fisionomie dei personaggi, le linee dei corpi e le espressioni facciali sono valorizzate dal formato del volume, che BAO Publishing propone in Italia in un'edizione analoga all'originale francofona di Casterman.

Continua a leggere su BadTaste