Lo Schiaccianoci 3D, la recensione
Modernizzato per essere al passo con i tempi eppure lo stesso incredibilmente datato, l'ultimo lavoro di Andrei Konchalovsky è un kolossal di due decenni fa...
In pochi avevano preso alla lettera Andrei Konchalovsky quando, descrivendo il film che stava per ultimare, dichiarava "E' Brazil per bambini" o "E' ispirato a The Wall dei Pink Floyd", e invece è la verità. E non è una nota positiva.
La cosa peggiore però non è tanto l'idea completamente fuori dal tempo di cinema o favola per bambini, quanto il fatto che le moltissime concessioni che il regista si prende rispetto al testo originale non portino nulla di nuovo e positivo, anzi! Lo Schiaccianoci 3D ha l'aria di quei film seri e impegnati di Adriano Celentano, solo girato con molti mezzi e una certa esperienza di come si faccia un lungometraggio. Per il resto si riscontra la medesima ingenuità ideologica, il medesimo semplicismo e le medesime allegorie senza senso.
Manca il senso dell'avventura, il senso del sogno, del trascinamento in un altro mondo e quello dell'ansia infantile (unica eccezione le ottime trasformazioni "horror" di Turturro). Manca insomma tutto quello che un racconto per bambini realizzato da un adulto (che intende infonderci anche valori adulti) solitamente ha.
Una nota positiva poteva essere la riconversione in 3D, che in un film ad alto budget europeo si vorrebbe diversa da quello americano per cura e raffinatezza, purtroppo però il regista stesso ha deciso di non far vedere alla stampa italiana il film in tre dimensioni, "così da non distrarre". Quindi quello che rimaneva da guardare, purtroppo, era tutto il film...