Lo fallo perduto, la recensione
Abbiamo recensito Lo fallo perduto, graphic novel di David Genchi edita da Hollow Press
Il povero monaco Zebedeo (mai nome fu più azzeccato, dato il tema e il titolo dell'opera) resta confinato su un isola circondata da acqua salata a perdita d'occhio. In assenza di viveri, l'uomo perderà il lume della ragione mentre è in attesa di soccorsi, che sì toccheranno le sponde della sua landa desolata ma solo per offrirgli infinite tentazioni al posto delle provviste tanto agognate.
Nelle tavole realizzate con una gabbia sempre perfettamente leggibile - la quale cita i vetri istoriati e i codici miniati che nel medioevo raccontavano al popolo le gesta dei santi - appare chiara fin da subito la padronanza visiva e narrativa da parte dell'autore. Nonostante i contenuti molto spinti sotto il profilo della violenza e della sessualità rendano la storia adatta a un pubblico adulto e a palati ben predisposti al genere, Lo fallo perduto rappresenta un perfetto esempio di storytelling: da un lato conserva un rigore formale rigidissimo, dall'altro offre continuamente spunti visivi e testuali dove la fantasia può volare libera verso lidi lontani.Il tema religioso alla base del racconto è affrontato in un modo inconsueto: Dio, a cui Zebedeo rivolge le sue preghiere, è qualcosa di distante e, almeno apparentemente, sordo alle parole dei credenti. In modo opposto, i demoni che infestano la Terra sono pronti a entrare in contatto con ogni uomo che incontrano, dannando l'anima del malcapitato in inferni inimmaginabili. Con parole che riprendono lo stile volgare, Genchi racconta la parabola discendente della fede e della fermezza nelle proprie condizioni, legandole a disegni che strizzano l'occhio all'iconografia fantasy classica ibridata con i mostri mitici della religione, con esseri deformi e spaventosi.
La gabbia in cui è chiuso il protagonista, nove vignette suddivise in tre righe e tre colonne, evoca la rigidità di dogmi che egli non è più in grado di sostenere, proprio come le sue parole che chiedono costantemente perdono per azioni indicibili per chi indossa il saio. Zebedeo è apparentemente un martire, ma proprio di fronte alla morte si svela la causa che lo porta alla rovina, rivelandosi molto diversa da come il prete la immaginava.Lo fallo perduto è un unicum nel suo genere, con contenuti che alternano costantemente la liricità della fede cieca alla blasfemia più violenta ed estrema. Piuttosto che utilizzare gratuitamente delle sequenze che colpiscono prima lo stomaco e poi la morale, Genchi sceglie lo shock come arma per trasmettere un messaggio più grande, che va a scavare nelle convinzioni personali di ognuno e nei gesti che vengono compiuti per perpetuarle.
Il risultato è un fumetto fresco e interessante che, nonostante sia probabilmente destinato a una platea ristretta a causa delle immagini molto forti, esprime altissimi livelli di consapevolezza nella gestione del medium fatto di nuvole e inchiostro.