Little Miss Sunshine

Una donna divorziata, il fratello aspirante suicida, il marito fanatico del successo, il figlio maggiore in silenzio e il nonno cocainomane. Tutti insieme portano la figlia più piccola ad un concorso di bellezza. Gradevole commedia indipendente, ma leggermente sopravvalutata…

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Un film come Little Miss Sunshine è consolante e preoccupante allo stesso tempo. Da una parte, è bello vedere che esistano ancora piccoli prodotti del genere e che diversi attori importanti accettino di partecipare perché convinti della bontà del progetto, portando la pellicola in questione ad un ottimo successo al botteghino (considerando i costi veramente minimi).
D’altro canto, l’ennesima prova che il panorama cinematografico non sia troppo brillante può essere trovata nelle recensioni entusiastiche della critica americana, che parlava di questo film come se fosse un capolavoro.

In realtà, Little Miss Sunshine è un film molto carino, con un finale straordinario, ma anche con diversi momenti poco efficaci.
Gli attori sono tutti bravissimi, a cominciare dalla meravigliosa Abigail Breslin (era la figlia di Mel Gibson in Signs), che riesce ad essere commovente senza impietosire, in una prova che rischia di ottenere numerosi riconoscimenti importanti (e, perché no, una candidatura all’Oscar).
Ottimi anche i protagonisti maschili. Greg Kinnear dimostra di essere un attore completo, in grado di essere odioso un momento e simpatico dieci secondi dopo. Se solo sfruttasse meglio il suo talento…
Steve Carell conferma che l’etichetta di comico gli sta stretta, grazie ad una prova di grande umanità in un ruolo molto complesso e pieno di rischi. Il giovane Paul Dano è invece bravissimo a comunicare tutte le sue sensazioni con degli sguardi o anche con dei messaggi scritti (tra cui uno meraviglioso, in cui dice “abbraccia la mamma”).
Con i personaggi di Alan Arkin e Toni Collette iniziano i problemi, che ovviamente non sono certo dovuti alle capacità di questi due attori. Il primo interpreta il nonno e, sebbene sia forse quello che suscita più risate da parte del pubblico, le sue imprecazioni e i suoi racconti sessuali espliciti risultano troppo facili e scontati. Invece la Collette, una delle maggiori attrici contemporanee, è assolutamente sprecata in un ruolo scialbissimo e senza picchi.

Ma il grosso problema è la regia, che spesso non ha i giusti tempi comici e che rovina in parte dei dialoghi molto convincenti. La coppia di autori, nonostante il notevole curriculum di video musicali (per artisti come Smashing Pumpkins, Jane's Addiction, Macy Gray, Janet Jackson e Oasis), non sembra perfettamente in palla su un set cinematografico.

Ma tutto questo viene cancellato da un finale meraviglioso, che da solo vale tranquillamente il prezzo del biglietto. Si tratta di una scena divertentissima (impossibile non rimanere piegati dalle risate), ma anche della perfetta risoluzione di tutte le diverse trame della storia e degli archi narrativi dei personaggi.
Insomma, una pellicola in fin dei conti vincente, non tanto perché totalmente riuscita, ma perche “ci prova”, come avrebbe detto il nonno…

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