Little Ashes - la recensione

Vita e rapporto tra i giovani artisti Salvador Dalì e Federico Garcia Lorca. Il nuovo film con la star Robert Pattinson è visivamente interessante, ma decisamente soporifero...

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Recensione a cura di ColinMckenzie

TitoloLittle AshesRegiaPaul Morrison
Cast
Javier Beltrán,   Robert Pattinson, Matthew McNulty, Marina Gatell, Sue FlackUscita???La scheda del film  

Di fronte ai film biografici pieni di artisti eccentrici, è difficile non partire con un briciolo di diffidenza. Troppi i casi di pellicole che si sono rivelate solo un'accozzaglia di luoghi comuni, un po' (o tanto) sesso e un sacco di falsa poesia. Purtroppo, per un grande film come L'insostenibile leggerezza dell'essere ci sono decine di Henry & June.

Va detto subito che Little Ashes ("Piccole Ceneri") ha il merito di non scivolare quasi mai nel ridicolo involontario, a parte una scena di sesso assolutamente inutile (vorrebbe farci capire una cosa che è già evidente da un'ora) e francamente sbagliata. Se è un merito aver evitato certe trappole tradizionali per prodotti di questo tipo, la ragione però non è altrettanto positiva. Il fatto è che, semplicemente, Little Ashes non si prende nessun rischio. Passata abilmente la classica scena di "Salvador Dalì, sono Luis Bunuel e ti presento Federico Garcia Lorca", oggettivamente tosta da gestire e sulla carta il viatico del disastro, per il resto si procede tranquillamente con un prodotto calligrafico e che emoziona poco, senza peraltro stonare.

Intanto, molte cose sanno di già visto. Il conflitto tra arte e politica magari era obbligatorio, ma c'era bisogno dei soliti giri in bici, dei tuffi in mare, dell'alcool-il sesso-le donne-gli uomini, ossia di tutte quelle cose che abbiamo già visto centinaia di volte in altri titoli? Certo, vanno fatti i complimenti al direttore della fotografia di Adam Suschitsky per il lavoro svolto, ma il modo in cui viene utilizzato il suo impegno non è sempre perfetto. Per esempio, le scene in bianco e nero in Spagna sono ottime, quelle 'parigine' (si fa per dire, evidentemente il budget non consentiva visite nella capitale francese) decisamente meno.

Altre cose lasciano perplessi. Un aspetto importante è la figura di Luis Bunuel, che il regista chiaramente non sa come integrare bene nella vicenda principale, quella del rapporto tra Dalì e Garcia Lorca. Probabilmente, sarebbe stato meglio lasciar perdere piuttosto che svolgere un lavoro a metà, che risulta evidente dall'inserimento di spezzoni di Un chien andalou poco coerenti con lo sviluppo della vicenda. Un aspetto buffo è invece la scelta di far sentire in sottofondo la versione spagnola delle poesie di Garcia Lorca, mentre si ascolta la traduzione inglese. E' un effetto da doppiaggio dei Paesi dell'Est, francamente un po' straniante.

E che dire della prova di Robert Pattinson? All'inizio, sembra volgere al peggio, nella vena "devo interpretare un'artista un po' pazzo, quindi faccio il pazzo e in maniera eccessiva", evidentemente basandosi su indicazioni registiche in questo senso. Sicuramente, una maggiore misura sarebbe stata preferibile e per fortuna questo avviene dopo circa una mezz'oretta di film. E' sicuramente il momento migliore per il giovane attore, che si mantiene comunque a livelli accettabili fino alla fine, quando torna il lato più folle. Insomma, una prova interessante, ma si spera che in futuro Pattinson scelga progetti più coinvolgenti e significativi di questo...

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