L'ispettore Coliandro, la recensione

L'ispettore Coliandro arriva in edicola con la raccolta delle sue avventure a fumetti scritte da Carlo Lucarelli e disegnate da Onofrio Catacchio

Carlo Alberto Montori nasce a Bologna all'età di 0 anni. Da allora si nutre di storie: lettore, spettatore, ascoltatore, attore, regista, scrittore.


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L'ispettore Coliandro è ormai un personaggio noto al grande pubblico, grazie alle cinque stagioni della serie televisiva (presto inizieranno le riprese della sesta) diretta dai Manetti Bros. e interpretata da Giampaolo Morelli; ma il personaggio è nato come sovrintendente della questura in un racconto breve e poi due romanzi scritti da Carlo Lucarelli all'inizio degli anni '90.

Prima di raggiungere la popolarità sul piccolo schermo, il poliziotto sui generis aveva fatto un'apparizione anche sulla rivista Nova Express di Granata Press sotto forma di fumetto, in cinque storie scritte del suo creatore e disegnate da Onofrio Catacchio. La raccolta di questi brevi fumetti, già proposta in fumetteria una dozzina di anni fa da Edizioni BD, arriva ora in edicola grazie a Editoriale Cosmo, forte del successo ottenuto in questi anni da Coliandro.

In copertina il titolo recupera il termine "ispettore" (nonostante il personaggio all'interno non lo sia) e l'illustrazione fa incontrare l'incarnazione cartacea e quella live-action del personaggio, facendo chiaramente leva sul pubblico televisivo.

Il fumetto, pur non presentando vicende memorabili, soprattutto a causa della lunghezza ridotta dei singoli racconti, riesce ad avere una sua identità, grazie alla caratterizzazione del protagonista e all'atmosfera con cui viene rappresentata una Bologna hard boiled.

Catacchio gioca in modo efficace con i chiaroscuri e l'utilizzo delle ombre dimostrando di sapersela cavare con un contesto realistico, anche se solitamente abituato a realizzare tavole fantascientifiche ambientate su pianeti lontani e navicelle ultra-tecnologiche. I suoi personaggi hanno un espressività particolare, con cui alterna vignette in cui la recitazione è minimalista ad altre in cui le espressioni del volto sono quasi esasperate, ricordando in certi momenti Andrea Pazienza e in altri Daniel Clowes.

Il Coliandro originale è un personaggio più spigoloso di quello che è arrivato in TV, diverso dagli altri poliziotti tipici del genere narrativo, in particolare per il suo pensiero duro e xenofobo, una sorta di italico ispettore Callaghan. In questa versione manca ancora la goffaggine e quella mentalità quasi bambinesca che avrà poi la controparte televisiva, perciò è più difficile simpatizzare per lui, anche se si leggono con interesse le avventure di questo atipico antieroe.

Non ci troviamo di sicuro di fronte a un personaggio da prendere a modello, ma ricco di difetti: tra pregiudizi, prepotenza, egoismo e aggressività, il sovrintendente sembra essere un modello di ciò che non dovrebbe essere fatto; eppure, nonostante tutto, è un agente corretto che agisce, a suo modo, con fedeltà al distintivo.

La copertina, con la versione a fumetti di Morelli, non può non far sognare una serie regolare del personaggio costruita cavalcando la popolarità della versione televisiva, magari con racconti di più ampio respiro. Un albo bonellide con protagonista l'ottuso poliziotto sarebbe una proposta interessante che offrirebbe un titolo di genere al momento assente dagli scaffali italiani, per certi versi affine a figure come Er Monnezza o il recente Jeeg Robot che tanto successo ha avuto quest'anno sul grande schermo.

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