Linus 620, la recensione

Abbiamo recensito per voi il primo numero del 2017 di Linus, edito da Baldini & Castoldi

Fumettallaro dalla nascita, ha perso i capelli ma non la voglia di leggere storie che lo emozionino.


Condividi

Ritrovare un vecchio baule ricoperto dalla polvere e scoprire al suo interno una collezione dei primi anni di Linus, la storica rivista di fumetti nata nel 1965. Immergersi nella lettura di numeri consegnati alla memoria e, una volta giunti al termine, magari, riscoprire se stessi, ritrovare uno spirito e un’identità che sembravano smarriti.

Nel suo primo numero come direttore, Pietro Galeotti scriveva “Io voto Linus”, mentre una Lucy agguerrita gli suggeriva “Beh, sarà meglio!”. Era il giugno 2016, e dei piccoli cambiamenti erano già in corso d’opera, ma dopo soli sei mesi la rivista decide di trasformarsi riscoprendo le sue origini, tornando a un formato e a dei contenuti che non intendono solo omaggiare i fasti di un tempo, ma anche riprendere un discorso che nel passato più o meno recente spesso è andato smarrito.

Dicevamo, quindi, di un Linus che nel primo mese del 2017 cambia formato, tornando a quello storico, più piccolo e con la copertina rigida; un formato che ricalca quello primigenio e regala una forte sensazione di “ritorno alle origini” che ben fa sperare per il prosieguo. Meglio non si poteva iniziare: una bella illustrazione a firma Zerocalcare, con passato e presente uniti per la costruzione di un futuro solido. E proprio il futuro, o meglio, la previsione del futuro, è il tema portante di questo numero. D’altronde si sa, durante le festività dicembrine si tirano le somme di quanto vissuto negli ultimi dodici mesi, con un occhio all'anno nuovo. A questo periodo viene dedicata la prima parte della rivista, con gli articoli di Carlo Freccero, sulla parola più usata, di Paolo Morando, che ripercorre i discorsi dei vari Presidenti della Repubblica, e di Fabio Fanelli, che raccoglie una tragicomica lettera di un aiutante di Babbo Natale.

Ivan Carozzi cura ben quattro articoli: il primo – Cin cin e buon anno, signor Wu – è un'intervista al sociologo Daniele Brigadoi Cologna dedicata alla comunità cinese a Milano; il secondo – Il tavolo luminoso faceva un caldo meraviglioso – riprende alcune conversazioni di fumettisti del passato e del presente raccolte da Le città hanno gli occhi, la videoinstallazione del collettivo Lelemarcojanni inaugurata lo scorso novembre a Bologna, durante l'ultimo BilBolBul. A questi vanno aggiunte altre due interviste: la prima all’astrologo Marco Pesatori e la seconda agli organizzatori di C17 – rete di ricercatrici, attivisti, scrittrici e giornalisti che hanno curato la conferenza internazionale sul Comunismo che si terrà a Roma dal 18 al 22 gennaio. All’interno troviamo anche un bel poster di Guido Crepax che raffigura Stalin, tratto da un Linus del 1975. Chiudono la sezione dedicata alla cultura Riccardo Falcinelli e Diletta Colombo con due brani dedicati all’illustrazione.

L’oroscopo 2017 è di Giorgio Cappozzo, coadiuvato da Gaja Cenciarelli, Alessandro Gori, Francesco Lena, Giulio Lowerome, Stefano Andreolli, Federico Lai e Valerio Lundini, per le illustrazioni di Federico Fabbri. La parte centrale del numero, che presenta rubriche dal carattere più “politico”, come Cent’anni di nonnitudine di Lorenza Pieri, Il senso di un inizio di Marina Viola e Il presidente gioca a bowling di Olivero Bergamini, queste ultime due sul nuovo Presidente degli Stati Uniti d’America, Donald Trump. Non mancano le rubriche dedicate agli approfondimenti su fumetti, musica e libri, oltre al valido contributo letterario di Antonio Pascale.

La sezione dedicata ai fumetti fa registrare l’ingresso in pianta stabile de Gli scarabocchi di Maicol&Mirco, che va ad affiancare le immancabili strisce dei Peanuts di Charles M. Schulz, Dilibert di Scott Adams, Doonesbury di Garry B. Trudeau e i più recenti Perle ai porci di Stephan Pastis, veri capisaldi della rivista. Continuano la loro corsa Porn Story di Ralf  Konig, Monty di Jim Meddick, oltre ai contributi di Hurricane e i suoi Sopravvissuti, Pearson&Carlo – Negozio di animali di Emanuele Simonelli e Austillo Smeriglia. Completano questa sezione, ampia e variegata, Klaus di Richard Short e WuMo di Wulff & Morgenthaler, a rimarcare la centralità del fumetto, la costante ricerca di strisce e autori di assoluto valore.

In allegato alla rivista un bel calendario dedicato ai Peanuts, che ci accompagnerà in quest'annata che parte sotto i migliori auspici.

Spesso, dopo i botti di fine anno ci lanciamo nella compilazione di buoni propositi per l'anno nuovo. Linus 620 è il manifesto programmatico di ciò che leggeremo nel corso di questo 2017, un manifesto che riprende lo spirito della rivista, capace di interpretare i gusti dei propri lettori, osservare i movimenti artistici, socio-economici, politici e rileggerli con la consueta ironia e la voglia di divertire. L'obiettivo è sempre lo stesso: diffondere la cultura in un Paese in cui viene relegata in posizioni poco nobili e riaccendere lo spirito che animava Giovanni Gandini e Oreste del Buono, Umberto Eco e Elio Vittorini tra le pagine di quello storico numero 1. Buon anno a tutti!

Continua a leggere su BadTaste