Linus 599, la recensione

Ogni uscita di Linus è speciale ma quello di aprile lo è ancora di più: la storica rivista compie infatti 50 anni

Classe 1971, ha iniziato a guardare i fumetti prima di leggerli. Ora è un lettore onnivoro anche se predilige fumetto italiano e manga. Scrive in terza persona non per arroganza ma sembrare serio.


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Ogni uscita di Linus è speciale ma quella di aprile lo è ancora di più. La storica rivista compie infatti 50 anni.

Improvvisamente, in quel luminoso 1965, i fumetti diventarono chic, preziose opere di contenuto artistico, sociale, politico, letterario, che richiedevano l’attenzione degli intellettuali più brillanti, una vera folla di giovani e giovanilisti combattivi, appassionati alla cultura accademica e a quella di massa.

Scrive Natalia Aspesi su La Repubblica, e diventa difficile aggiungere altro o fare di meglio per descrivere con così poche parole ciò che ha rappresentato e rappresenta la testata fondata da Giovanni Gandini mezzo secolo fa, scegliendo come titolo uno dei protagonisti dei Peanuts, le intramontabili strisce di Charles Schulz ospitate sul periodico.

I capolavori che hanno attraversato le sue pagine ne hanno fatto la storia, hanno scandito epoche, etichettato stagioni, formato generazioni. Sarebbe impossibile citarli tutti, irriverente non ricordarne nessuno: Calvin & Hobbes, Corto Maltese, Dick Tracy, L'Eternauta, Valentina, le invenzioni di Andrea Pazienza, Popeye...

Con la guida di Oreste del Buono all'inizio degli anni '70, come ricorda l'attuale direttore Stefania Rumor nell'introduzione a pagina 5, arriva anche la satira: Bobo, Trino, le strisce di Georges Wolinski... Linus assume l'assetto che mantiene ancora oggi. Tanti di quei personaggi sono stati immortalati da Sergio Ponchione nella copertina di questo spillato celebrativo.

Al suo interno possiamo goderci Maltaakies di Tuono Pettinato, Snupy e la maledizione del dio gatto di Dr. Pira, lo spassoso Dick Tracy in: Braccio Di Ferro di Ratigher, le freddure di Maicol & Mirco, Scott Adams, Stephan Pastis, i lampi di Richard Thompson, Wulff & Morgenthaler, Jim Meddick...

Ma gli scritti e le rubriche non sono da meno. Tra i primi meritano su tutti Racconto - Dei fumetti non si sa niente di Gianluca Morozzi, ritratto graffiante del pressappochismo sull'argomento che alberga ai piani alti dello spettacolo e dell'informazione e Il burocrate e il giovane ricercatore di Marco Esposito, rendiconto amaro delle condizioni e della dignità della Ricerca nel nostro paese.

Sono poi geniali Cedo cane perché morto di Catone & Lorentz e Arte: Sesso, assenzio & false lepri di Walter Moers, ma reclamano una citazione anche pezzi come L’ingorgo dei populisti di Stefano Feltri, Giubiliamo? di Bruno Ballardini, Ma qualcosa ancora qui non va di Vladimiro Giacché e Ma serve ancora votare? di Giorgio Galli.

Pillole di politica, economia, critiche a un sistema che non funziona o lo fa male; raggiungono ogni lettore con semplicità ed efficacia e sono espressioni provenienti da diverse posizioni, un esempio di pluralità di opinioni.

Il prossimo mese Linus taglierà il traguardo del numero 600. È un'altra bell'impresa da incastonare in un gioiello di carriera editoriale, augurandogli di continuare ancora a lungo a pungolare le nostre menti, senza mai rinunciare a divertire.

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