Lilith 18: La fine della caccia, la recensione

Abbiamo recensito per voi l'ultimo capitolo di Lilith, La fine della caccia, di Luca Enoch

Classe 1971, ha iniziato a guardare i fumetti prima di leggerli. Ora è un lettore onnivoro anche se predilige fumetto italiano e manga. Scrive in terza persona non per arroganza ma sembrare serio.


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Lilith 18: La fine della caccia, testi e disegni di Luca EnochLo scorso 10 giugno è uscito il 18° e ultimo appuntamento con Lilith, la serie di Sergio Bonelli Editore ideata e curata da Luca Enoch. La vicenda che conclude il viaggio di Lyca alla ricerca del Triacanto - il parassita alieno destinato a distruggere per sempre l'umanità, annidandosi nel corso dei secoli in ignari portatori - trova la sua soluzione nell'eloquente La fine della caccia, lungo racconto iniziato nel numero 16, Le due frontiere, e proseguito nel successivo Il grande oriente.

Siamo ai tempi della Rivoluzione Americana, fine '700, ma ci troviamo di fronte a una configurazione geo-politica ben diversa da quella che abbiamo imparato sui manuali scolastici. Le continue incursioni della protagonista attraverso i secoli, che hanno scandito i fatti più importanti dell'esistenza della nostra specie, hanno mutato in maniera pesante lo sviluppo degli accadimenti successivi, dando luogo a un corso alternativo degli eventi rispetto a quelli della realtà.

Il nuovo mondo è una terra di conquista e di lotta per la libertà; la rivolta delle colonie della Corona Britannica è stata tuttavia soffocata nel sangue dalle Giubbe Rosse e dai loro alleati indigeni. A est, i territori sono in mano all'Inghilterra mentre l'ovest appartiene all'altra grande potenza sulla scena, il Giappone. La nostra cronoagente si unisce a una delegazione di indipendentisti coinvolti in un'esplorazione mai intrapresa da un europeo, decisa a valicare le Montagne Rocciose per chiedere aiuto alle forze nipponiche contro il comune nemico.

Enoch, basandosi su una solida documentazione, riscrive con creatività ed estro un capitolo straordinario della storia anglosassone, sfondo del suo ingegnoso intreccio che qui pone a compimento con un immancabile colpo di scena che scombussola ogni prospettiva finora abbozzatasi nella mente del lettore.

Lilith 18: La fine della caccia, testi e disegni di Luca EnochSono molte le chiavi di lettura che Lilith ci offre, così come la sua precedente opera, Gea (stessa formula editoriale, 18 volumi semestrali di 132 pagine in bianco e nero). Si va dal puro intrattenimento all'indagine colta e impegnata. Entrambi i titoli sono permeati da un'idea affascinante, quella dell'Oltreanima, il concetto di Oversoul del pensatore e poeta Ralph Waldo Emerson (1803 – 1882), vicino all'Induismo Vedanta, secondo cui ogni essere non è qualcosa di separato dal resto del creato, una singolarità nella pluralità, ma una parte del tutto inteso non come statico e imperturbabile ma in continuo divenire.

Se in Gea tale filosofia assume aspetti e interpretazioni fantascientifiche incentrate sul continuum spazio-temporale e sulla natura del Multiverso, orientata verso riflessioni sociali, in Lilith viene privilegiata la sfumatura fantastica e spirituale, associata a un messaggio morale. È chiaro che risulta forzato parlare di fumetto seriale, sia per la periodicità sia per la qualità dei contenuti: non solo di quelli relativi a soggetto e sceneggiatura ma anche visivi. Il character design del personaggio principale è molto accattivante, così come quello dell'inseparabile compagno, Lo Scuro, la belva sapiente che le fa da guida e consigliere. Ogni dettaglio è rifinito con dovizia e realizzato con tecnica sapiente e tratti raffinati.

È difficile trovare sul mercato - non solo italiano - un prodotto simile, firmato da un autore completo. Una similitudine si può riscontrare (e regge per svariati motivi) con il manga, che ricorda per l'impianto narrativo, che alterna drammaticità a spunti brillanti ed erotici, un ritmo serrato senza pause e l'assenza quasi totale di didascalie. Ma mentre in quest'ultimo il sensei è coadiuvato di norma da un team di assistenti, qui il lavoro nel suo complesso è frutto esclusivamente del talento di Luca Enoch, che ci auguriamo possa regalarci in futuro - oltre al pregevole Dragonero, firmato insieme all'amico e collega Stefano Vietti - un altro progetto di tal fattura.

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