Lightyear - La vera storia di Buzz, la recensione
Il primo spin-off di Toy Story non ha niente a che vedere con i giocattoli ma è un film di fantascienza puro
La recensione di Lightyear - la vera storia di Buzz, in uscita in sala il 15 giugno
Dunque funziona come film sci-fi e anzi ha una strana maniera di unire molti temi della fantascienza contemporanea a molti luoghi comuni delle storie Pixar, quella che potremmo definire l’etica dello studio riguardo il rapporto con la tecnologia.
Come in Interstellar il tempo scorre diversamente per personaggi diversi. Come in Uomini veri (che era stata un’ispirazione importante per Interstellar) nelle sequenze di volo sentiamo la pressione, le ali che tremano, il mezzo che sembra cedere all’impatto della velocità. Lightyear è un film d’animazione che insegue tantissimo il cinema dal vero di fantascienza e che, per questo, dismette tutto ciò che la saga di Toy Story aveva di “animato”, cioè le concessioni e le deformazioni che caratterizzano l’animazione. Questo è un film che nonostante ci tenga alla continuity di Toy Story (lo si capisce dai mille riferimenti agli atteggiamenti di Buzz ma anche da un personaggio introdotto nella seconda metà), di fatto è una storia originale.
Più familiare di Buzz però è il tono Pixar, il fatto che sia l’unica società di produzione che nel raccontare la classica storia di un eroe che lotta contro l’automazione per affermare l’importanza dell’elemento umano (come Stallone in I mercenari, come Tom Cruise in Top Gun: Maverick) alla fine la lezione che imparerà sarà il contrario, capirà che è sbagliato. Se in Interstellar la costante del protagonista attraverso il tempo è la figlia, qui per Buzz la costante è un’intelligenza artificiale. Le macchine e la tecnologia per la Pixar sono sempre migliori degli uomini, sono soggetti per i quali provare sentimenti. Così nonostante Lightyear si presenti come un film molto godibile ma di certo non eccezionale, è anche innegabile il modo in cui confermi che la Pixar (al netto dei riferimenti sopra citati) è ancora uno dei pochi studi che con regolarità sa inventare personaggi e dinamiche che sorprendono e non sembrano il riciclo di altre idee.