Life without principle - la recensione
[Venezia 2011] Una commedia divertente e atipica dal più grande regista di polizieschi di Hong Kong, una variazione nemmeno troppo forte dal suo solito stile...
Anche quando gira una commedia Johnnie To ci tiene a dipingere un mondo in cui sono le scelte che facciamo a determinare le persone che siamo.
Non c'è bisogno di sparare colpi di pistola per essere buoni gangster, buoni poliziotti o buoni consulenti di una banca, ma 5 milioni di dollari possono aiutare a superare un momento difficile anche per la Triade. Con un umorismo che non è frequente nei film del regista di Hong Kong ma che è da subito travolgente, Life without principle mette in ballo valori piccoli e temi piccoli (almeno rispetto ai grandi ideali che solitamente dominano i personaggi di Johnnie To) per raccontare incertezze e piccole titubanze di uomini minuscoli in un periodo di crisi.
Come sempre i gangster non sono peggiori dei poliziotti e il loro lavoro non è diverso da quello dei bancari, nè richiede meno onestà. Stavolta Johnnie To però fa un passo indietro, rinuncia ad ogni sottolineatura e gira in maniera invisibile un film contemporaneamente diverso ed uguale al suo solito. Una piacevole discontinuità.