Liaison (stagione 1): la recensione

Eva Green e Vincent Cassel sostengono con la loro esperienza Liaison, sei episodi poco convincenti di cui potete leggere la nostra recensione

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La recensione di Liaison, la serie francese disponibile dal 24 febbraio su Apple TV+

Liaison, nonostante la bravura dei suoi protagonisti Eva Green e Vincent Cassel, sembra una serie ancorata a strutture narrative ed espedienti tipici dei progetti televisivi del passato.
Il thriller creato da Virginie Brac, primo progetto originale francese prodotto per Apple TV+, cerca di fondere tematiche e generi senza però riuscirci del tutto e, dopo i primi episodi piuttosto promettenti, perde rapidamente il controllo della storia, non facendo compiere ai propri personaggi nessuna evoluzione e conducendoli a un finale in crescendo al limite del surreale.

La trama di Liaison

Due hacker siriani, Samir (Aziz Dyab) e Walid (Marco Horanieh), scoprono un piano criminale che potrebbe avere delle importanti conseguenze per la cybersicurezza di molte nazioni europee. A Damasco, Gabriel (Vincent Cassel), accetta la missione di rintracciare chi possiede la password per leggere i dati relativi alla cospirazione dopo che i due giovani sono fuggiti con destinazione la Francia. Una serie di atti dimostrativi nel Regno Unito spinge il Ministro degli Interni a indagare, situazione che coinvolge così Richard Banks (Peter Mullan) e Alison (Eva Green), che si ritrova a fare i conti con il proprio passato in cui Gabriel ha avuto un ruolo centrale. Nella complicata situazione c'è poi spazio per funzionari statali corrotti, società dai piani malvagi, amori ostacolati dal destino, tentativi di costruire un futuro migliore, tensioni politiche e atti di ribellione.

Una storia più adatta a un film che a una serie tv

Gli episodi di Liaison sono costruiti in modo fin troppo tradizionale: in ogni capitolo della storia c'è spazio per scene d'azione, un cliffhanger e un finale sulle note di una canzone che dovrebbe enfatizzare le emozioni con cui si lasciano in sospeso gli spettatori creando l'atmosfera giusta, ma risultando invece un elemento che si inserisce con fatica nell'insieme. La struttura scelta, seppur priva di originalità, avrebbe potuto comunque funzionare e risultare efficace se non apparisse forzata e non sostenuta da un evolversi della storia scorrevole o a un'evoluzione dei personaggi coerente con il modo in cui vengono delineati nelle fasi iniziali.
Il materiale a disposizione, soprattutto nella seconda metà della stagione, sembra forse troppo esile per una serie e forse più adatto a un film che, con una durata ridotta, avrebbe permesso di evitare di inserire sviluppi che sembrano essere riempitivi per evitare tempi morti e rivelazioni che dovrebbero avere delle conseguenze importanti, ma si risolvono invece troppo in fretta nell'episodio successivo.
Le sei puntate perdono progressivamente di vista i due elementi più interessanti del racconto: la complessa situazione di Alison, il cui legame con Gabriel mette in difficoltà la sua etica professionale e in ombra i rapporti che ha nel presente che appaiono poco approfonditi e sempre più marginali fino a sparire quasi inspiegabilmente come accade con la presenza della giovane figlia del compagno della protagonista, e l'intrigante premessa del potenziale attacco terrorisico compiuto hackerando i sistemi di sicurezza che proteggono le attività essenziali di una metropoli come Londra, in cui mezzi di trasporto e tutte le attività legate all'elettricità hanno un ruolo chiave nella vita dei cittadini. Un altro tassello che poteva dare spessore al racconto, ma non viene sviluppato in modo adeguato, è quello relativo alle relazioni internazionali nell'epoca post Brexit. Gli sceneggiatori lo hanno però trasformato in uno scontro stereotipato e poco credibile, soprattutto considerando la semplicità con cui Alison risolve un problema importante in pochi minuti, smantellando un insieme di menzogne e piani come se fosse un banale castello di carte.

Il talento dei due protagonisti sostiene la serie

I personaggi affidati a Eva Green e Vincent Cassel sembrano inizialmente particolarmente interessanti grazie al ruolo che hanno all'interno delle dinamiche del potere e alla tensione-attrazione tra Alison e Gabriel. I due attori sono bravi nel portare sullo schermo una giovane donna determinata, che nasconde dietro l'apparente sicurezza una vulnerabilità e dei rimpianti che la tormentano, e un uomo segnato dalle esperienze vissute, che prova a tenere le sue emozioni sotto controllo e non lasciarsi influenzare dal proprio passato. Liaison, inizialmente, sembra volersi concedere il tempo per far scoprire tutti i lati della storia dei due personaggi in modo attento, ma nel momento in cui finalmente si scoprono dei dettagli importanti del loro legame il ritmo accelera improvvisamente, facendo perdere quasi tutta la drammaticità agli eventi raccontati, conducendo a un epilogo che fatica a risultare motivato e al limite del surreale.
Gli interpreti coinvolti possono fare veramente poco per mantenere a galla la serie: il talento di Peter Mullan viene totalmente sprecato con un ruolo che rimane sempre in secondo piano e gli interpreti coinvolti nella storia di Samir non hanno mai realmente il tempo e lo spazio per approfondire i propri personaggi.

Un progetto non memorabile

La storia portata sugli schermi riesce comunque a suscitare qualche emozione, in particolare grazie all'intensità di Eva Green e ad alcune svolte drammatiche nella storia dei personaggi, sfiorando le corde della commozione con sacrifici e confessioni. Liaison non trova però mai un vero equilibrio tra la dimensione del thriller internazionale ad alta tensione e dramma personale all'insegna delle conseguenze delle scelte compiute nella propria vita.
L'episodio finale cerca poi, senza riuscirci, di chiudere il maggior numero di storie rimaste in sospeso e dare una motivazione valida alle azioni di tutti i personaggi, ma il risultato è un'ora piuttoso confusa in cui l'azione e il ritmo dato agli eventi priva alcuni momenti importanti di ogni possibile impatto emotivo.
Liaison, avendo un numero limitato di episodi, ha comunque il merito di non annoiare troppo lo spettatore che può lasciarsi coinvolgere dalla cospirazione internazionale e dall'interessante rapporto tra i due protagonisti che, affidato a interpreti meno esperti e talentuosi, non sarebbe riuscito a sostenere la narrazione. La serie francese targata Apple TV+ deve invece ringraziare Eva Green e Vincent Cassel che, con la loro bravura, giustificano una visione non memorabile fino all'ultima puntata che offre un epilogo soddisfacente in caso di non rinnovo, pur mantenendo qualche elemento in sospeso per poter eventualmente gettare le basi per una seconda stagione.

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