Lettera al re: la recensione
C'è un romanzo di sessant'anni fa alla base di Lettera al re, la nuova serie fantasy di Netflix, e si vede
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C'è un romanzo di sessant'anni fa alla base di Lettera al re, la nuova serie fantasy di Netflix, e si vede. La storia si sviluppa a partire dalla più classica delle avventure dell'eroe prescelto, chiamato per caso a compiere una grande missione dalla quale dipende il destino del mondo intero. Nella trasposizione seriale del romanzo, l'adattamento ignora completamente tutto quel processo di revisione delle strutture del racconto epico che è tipicamente contemporaneo. Tutto è classico e proposto con una semplicità fuori dal tempo. Non è necessariamente un male, ci mancherebbe, ma questa serie non ha abbastanza personalità per diventare una nuova variazione sul racconto classico.
L'intreccio non entra molto più in profondità rispetto a questa breve sinossi. La serie abbraccia un manicheismo di fondo tenero, ma anche ingenuo agli occhi di uno spettatore contemporaneo. L'oscurità di cui si parla non è nemmeno una metafora, è letteralmente una massa oscura che rischia di coprire l'intero mondo fantasy. E la luce, da parte sua, è letteralmente quella forza destinata – tramite la più vaga e classica delle profezie – a combatterla per sconfiggerla. C'è un tentativo di costruire per Tiuri un legame drammatico personale con la missione che deve compiere, ma in fondo anche questo collegamento cade nel dimenticatoio di un'avventura che si trascina avanti per necessità.
Qualche tentativo in più, va detto, è tentato con i giovani cavalieri che partecipano all'avventura. Ecco, qui forse chi appare buono non lo sarà davvero, e chi invece si presenta come irrecuperabile può maturare durante il viaggio e nascondere un cuore nobile. Ma è un po' poco per dare respiro all'intreccio. Nel cast sono presenti anche Andy Serkis e David Wenham, ma il loro ruolo è marginale. Allora, l'unico elemento vincente della serie sono i paesaggi. Lo show è stato girato in Repubblica Ceca e in Nuova Zelanda, e in quest'ultimo caso è una sincera emozione rivedere gli scenari di Il signore degli anelli in un altro fantasy. Certo, potrebbero risultare un elemento di distrazione, trasportandoci in un'altra vicenda fantastica, ma la serie riesce a sfruttarli bene con i mezzi a disposizione.