Let's Kiss, la recensione

Let's Kiss narra la storia dell'attivista LGBT Franco Grillini con sguardo semplice, costruendo un documentario tra il biopic e la narrazione storica che, sebbene non vada in profondità, racconta fedelmente lo spirito del suo protagonista.

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Let’s Kiss, la recensione

Let’s Kiss è la storia di una “rivoluzione gentile”. È la rivoluzione di Franco Grillini, attivista LGBT bolognese tra i primi a mettere la faccia - e ovviamente l’impegno sociale e politico - per dare visibilità e pari diritti alla comunità gay italiana a partire dagli anni Settanta: anni in cui c’era ancora tutto da conquistare, ma che grazie proprio Grillini e alla sua perseveranza (nonostante le immense difficoltà) sono stati l’inizio di un percorso di liberazione e di militanza da cui non si può e non si deve tornare indietro.

Diretto da Filippo Vendemmiati e scritto da questo insieme a Donata Zanotti, Let’s Kiss è un piacevole documentario che si affaccia però solo parzialmente al biopic. Di questo, infatti, conserva soltanto la narrazione cronologica più classica: la storia di Grillini viene raccontata puntualmente dall’infanzia al giorno d’oggi, passando in rassegna i momenti salienti della sua vita. Allo stesso tempo, infatti, Let’s Kiss si lascia anche andare - come di dovere - a un generico affresco dell’Italia di quegli anni, attraverso alcuni inserti di immagini d’archivio di programmi tv (a cui Grillini partecipava) ma soprattutto attraverso una narrazione in prima persona dello stesso, che in un continuo vociare extra-diegetico si accentra non solo come soggetto protagonista ma come vero e proprio tesimone/testamentario di una memoria storica.

Let’s Kiss fa della semplicità la sua bandiera, e questo è chiaro fin dall’inizio. L’obiettivo non è né fare un compendio esaustivo della vita di Grillini, né esaurire un immenso scenario socio-politico nel giro di un’ora e mezza di visione. Questa percezione di semplicità viene, d’altronde, anche dallo spirito stesso di Grillini, che detta ritmo e tono del documentario tra aneddoti e battute: la sua esperienza personale e la grande autoironia non possono infatti che trasmettere anche ai più scettici un ottimismo spiazzante per quanto genuino e profondo anche nelle situazioni più disperate.

La semplicità del documentario, tuttavia, può risultare allo stesso tempo un limite discorsivo: la sensazione è un po' sempre quella di non andare mai davvero a fondo nelle cose. Si rimane  con la voglia di sapere di più, di volersi far raccontare qualcosa di diverso, mentre il documentario talvolta segue un incedere quasi caotico, disordinato. In questo senso a mancare è forse una drammaturgia più forte, che vada oltre una voce narrante a volte confusa (proprio non si capiscono bene le parole) e oltre il recinto delle soluzioni narrative più modeste (vediamo quasi sempre la stessa cosa che Franco ci racconta, anche quando è “ricostruita”).

Vendemmiati, infatti, si abbandona un po’ troppo a soluzioni formali incerte, che siano inquadrature mosse aggiustate con una palese stabilizzazione fatta in post-produzione (che rende il tutto un po’ troppo amatoriale) o a punti di vista, seppur funzionali, poco creativi.

Let’s Kiss poteva andare in mille direzioni, e invece sceglie semplicemente di seguire ciò che il suo protagonista ha da dire senza aggiungere nient’altro. Poco male, in questo caso, per sua fortuna: Grillini ha una personalità talmente forte, e ciò che racconta è talmente interessante, che il documentario non poteva che uscirne bene. Mentre noi, che guardiamo, ne usciamo con nuove consapevolezze e il gentile ricordo di un uomo straordinario.

Siete d’accordo con la nostra recensione di Let's Kiss? Scrivetelo nei commenti!

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