Lethal Weapon 2x13 "Better Living Through Chemistry": la recensione

La nostra recensione del tredicesimo episodio della seconda stagione di Lethal Weapon intitolato Better Living Through Chemistry

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Spoiler Alert
Non è la prima volta che diciamo che il pesante bagaglio che il personaggio di Martin Riggs porta sulle spalle rende Lethal Weapon, nel bene e nel male, ciò che è, ma dopo la visione di un episodio come Better Living Through Chemistry viene spontaneo chiedersi quando gli autori porranno un limite alle tragedie che il personaggio ha vissuto nell'adolescenza. Considerati i traumi di cui siamo stati testimoni fino a questo momento è infatti ormai lecito domandarsi come Riggs riesca anche solo a funzionare come essere umano, figurarsi poi svolgere il suo lavoro.

Al fine di chiudere un caso, Martin si ritroverà infatti ricoverato in un ospedale psichiatrico e gli verrà iniettato un farmaco che finirà per aprirci ancora una volta le porte sul suo passato. Da spettatori già sapevamo che la madre di Riggs era morta e che il decesso aveva a che fare con un tumore da cui era affetta, ma - attraverso i ricordi di Martin - scopriamo che la situazione è, se possibile, molto più tragica di quanto avessimo immaginato. Prostrata dalla malattia e dagli effetti collaterali della chemioterapia, scopriamo infatti che sua madre non solo ha deciso volontariamente di porre fine alle sue sofferenze, ma che finisce per farlo quasi di fronte al figlio.
Nella scena in cui Nathan Riggs, chiaramente a conoscenza delle intenzioni della moglie, cerca di preparare il figlio all'inevitabile, l'uomo sembra, per la prima volta da che ci è stato presentato, avere quasi un barlume di umanità nei confronti di Martin, ma qualsiasi fossero le sue intenzioni vengono in un certo senso tacitate dalla tragedia impellente e dall'esplosione di una pallottola sparata e da quella corsa a perdifiato del ragazzo che lo porterà a vedere il cadavere della madre suicida.

Nonostante la bravura di Clayne Crawford - la sola idea che l'attore fosse sul punto di abbandonare la carriera di attore prima che gli venisse proposta questa parte mette i brividi - che non è messa assolutamente in discussione, il problema che cominciamo a riscontrare non ha a che fare con la sua credibilità recitativa, ma con la storia d'origine del personaggio che interpreta in sé. Martin Riggs è un ex Navy SEAL ed un membro delle forze dell'ordine, due mestieri (il primo soprattutto), che sottopongono anche il più solido degli essere umani ad uno stress continuo e pesante: con tutte queste tragedie alle spalle e diversi problemi psicologici più che evidenti, come è possibili quindi credere che sia anche solo riuscito a passare le selezioni per diventare uno dei membri delle Forze Speciali della Marina degli Stati Uniti? E se pensiamo al fatto che ancora non è stato nemmeno aperto il vaso di Pandora del suo passato militare, il suo reale stato di salute ci mette ancora più in apprensione.

Riggs non solo è passato attraverso la tragica morte della moglie, causata dallo stesso padre di lei, ma proviene da un'infanzia di abusi e tragedie che renderebbero instabile chiunque, ma ciò nonostante sembra essere sempre riuscito ad ingannare coloro che gli sono accanto quel tanto che basta da riuscire a vivere una vita apparentemente normale, sempre sull'orlo del baratro - per carità - ma mai davvero al di là.
Ma quando il troppo sarà davvero troppo e quando, soprattutto, l'agente comincerà a subire le conseguenze delle sue azioni?
L'aggressione al vice sindaco, per dirne una, avrebbe dovuto avere ripercussioni molto serie sulla sua carriera, soprattutto essendo avvenuta di fronte a testimoni ed essendo stata filmata e trasmessa da tutti i notiziari ed invece Riggs non viene nemmeno sospeso dal servizio ed il tutto viene risolto con una poco credibile richiesta fatta alla dottoressa Maureen Cahill di firmare un affidavit che le attribuisca la responsabilità del comportamento del suo paziente.
Sebbene sia ovviamente piacevole vedere la fiducia che la Cahill ripone in Martin, motivata dal suo sincero desiderio di aiutarlo, è lecito domandarsi se una scheggia impazzita come lui sia davvero idoneo al servizio e se uno psichiatra competente lo lascerebbe davvero lavorare.

Sebbene la serie continui ad essere una delle nostre preferite, per la sua capacità di bilanciare umorismo e dramma, è altrettanto chiaro ai nostri occhi che è necessario che gli autori pongano una linea di demarcazione e comincino, quanto meno, a risolvere alcuni dei problemi più evidente di questo tormentato personaggio prima di aggiungerne di ulteriori, una considerazione che - evidentemente - non è stata fatta in occasione di questo specifico episodio.

La seconda stagione di Lethal Weapon va in onda negli Stati Uniti ogni martedì su Fox

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