Lethal Weapon 1x01 "Pilot": la recensione

La Fox lancia il remake televisivo di Arma Letale: la recensione del pilot di Lethal Weapon

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Il sopracciglio che si era legittimamente alzato in segno di diffidenza di fronte all'annunciato remake televisivo di Arma Letale ora si abbassa: questo Lethal Weapon non è così male. Che, attenzione, non vuol dire che toccare vette di inesplorata qualità in tv, e non vuol dire nemmeno che ritroveremo – probabilmente – questa stagione alla fine dell'anno tra le migliori proposte del 2016. Vuol dire semplicemente che, pur non avendo la forza delle sue ambizioni (insomma, stiamo parlando di una saga cult), la nuova serie della Fox almeno in questo pilot è riuscita a coinvolgerci, a farci credere nella nascita del più classico dei buddy, a costruire una coppia con una buona alchimia e con due protagonisti piacevoli.

Trent'anni fa una sceneggiatura a prova di bomba di Shane Black cementificava la coppia formata dai poliziotti Martin Riggs e Roger Murtaugh. Pazzo, estremo, dal grilletto facile il primo, più tranquillo e assennato il secondo, due figure complementari che, come vuole il genere, si rafforzavano a vicenda sottolineando le loro differenze nei momenti più quieti, salvo poi unire le forze e lasciare emergere le somiglianze nei frangenti più delicati. Appunto, un classico. La serie della Fox, che in questa première ha la regia di McG, va a riprendere quello schema, lo aggiorna poco o nulla, modificando quel tanto che basta il ritmo narrativo da far rientrare nei quaranta minuti canonici lo svolgimento di un pilot altrettanto canonico, che presenta le basi e indirizza il resto della stagione.

Da Mel Gibson e Danny Glover a Clayne Crawford e Damon Wayans il passaggio di testimone poteva essere traumatico. In realtà lo è meno di quanto si potesse immaginare alla vigilia. Anche in questo caso, la statura di un cult si misura anche con la difficoltà oggettiva di replicarne la formula (cambiando l'ordine degli addendi in questo caso il risultato cambia eccome), ma non c'è nulla nell'approccio ai caratteri da parte dei due interpreti e della serie stessa che tenda a banalizzare eccessivamente il loro rapporto. Riggs ancora una volta corteggia la morte in ogni secondo della sua giornata come sfogo per un trauma personale subito, Murtaugh è l'uomo di famiglia che al contrario teme di esporsi troppo perché ha troppo da perdere.

La differenza di età tra i due è un tratto che ci arriva poco, senza dubbio di meno rispetto al prodotto originale. Sarà per Damon Wayans che si mantiene sempre piuttosto giovanile – e sono passati 25 anni dalla sua partecipazione ad un altro classicone del genere come L'ultimo boyscout – ma è difficile vedere in lui i 56 anni dell'attore (il personaggio ne ha 50). Sia lui che Crawford convincono lentamente, partendo entrambi in sordina con due scene cardine che dovrebbero definirli come personaggio, e invece rischiano di bloccarli nell'imitazione di ciò che dovrebbero essere. In realtà, sia per gli attori che per i loro personaggi, il confronto continuo e serrato durante la puntata li arricchisce e migliora, e alla fine possiamo dire di vedere dei personaggi "reali", e non semplici caricature.

La puntata in sé è molto lineare e ha un buon ritmo, semplice e immediato, con un giusto momento di stacco dalle indagini che serve a costruire una tensione drammatica riprendendo il background di Riggs. Il caso in sé è poco interessante, ma seguendo i personaggi questo elemento passa in secondo piano. Ciò che non passa in secondo piano è la – prevedibile – struttura narrativa, che con ogni probabilità ci mette di fronte ad un classico procedurale da broadcast. Difficile chiedere diversamente, difficile anche costruire qualcosa di diverso partendo da questa premessa.

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