Let the wrong one in, la recensione | Trieste Science+Fiction Festival 2021
Il regista irlandese Conor McMahon firma con Let the wrong one in una commedia divertente che sfrutta le buone interpretazioni dei protagonisti e l'esperienza di Anthony Head
L'irlandese Conor McMahon firma con Let the Wrong One In una commedia divertente e folle che si avvicina al mondo dei vampiri con moltissima ironia, riportando Anthony Head in un ruolo di cacciatore di vampiri dopo essere stato Rupert Giles nella serie Buffy.
McMahon sceglie un approccio molto ironico alla tradizionale storia di una trasformazione in vampiro e alla lotta per la sopravvivenza dell'umanità ponendo al centro della trama una famiglia dal passato complicato in cui l'idea di uccidersi a vicenda, a prescindere dalla propria umanità, è già emersa in più occasioni.
I due fratelli interpretati da Duffy e Rice danno vita a una dinamica esilarante di amore e odio in cui si inserisce in modo intelligente il "cacciatore" dal cuore spezzato di cui emerge la passione per i treni nei momenti meno opportuni. Questo triangolo, intorno al quale si muovono un gruppo di vampire sospese tra comportamenti irresponsabili e spirito imprenditoriale, dà vita a momenti molto divertenti nella loro assurdità, rimanendo sempre sopra le righe per atmosfera e situazioni. I limiti imposti dalle riprese durante la pandemia non sono particolarmente evidenti nel risultato finale che fa comunque i conti con un budget limitato tipico dei progetti indipendenti, ma che non penalizza eccessivamente la narrazione. L'ottimo feeling creato tra Duffy e Rice permette al regista di rendere credibile il legame emotivo esistente tra i due ragazzi e al tempo stesso sfruttare la naturalezza che contraddistingue le loro interazioni. Anthony Head è, come abitualmente, una presenza brillante e suscita senza alcuna difficoltà risate con le scene di cui è protagonista, tra attacchi a sorpresa, addestramenti con paletti e armi improvvisate per affrontare i vampiri e condivisione delle sue conoscenze ferroviarie.
Il regista Conor McMahon ha firmato una sceneggiatura ricca di sorprese ad effetto per divertire, senza però mai spaventare, e intrattenere gli spettatori che vengono trascinati in una giornata folle in cui amori e problemi in famiglia diventano i veri problemi da risolvere se si spera di sopravvivere e vedere l'alba successiva. Gli effetti speciali davvero approssimativi, inoltre, non penalizzano il risultato finale che non cerca mai di nascondere la sua natura indipendente.
Conor McMahon, gestendo bene i suoi interpreti e qualche ripresa suggestiva della città di Dublino, regala un'opera leggera senza impegno in cui i tanti litri di sangue versato non suscitano mai orrore, ma solo simpatia e qualche emozione.