Let Me In - La recensione
Un adolescente vittima di bullismo fa amicizia con una strana ragazza, mentre avvengono degli inquietanti omicidi. Il remake del grande horror svedese è fatto bene, ma sostanzialmente inutile...
Recensione a cura di ColinMckenzie
TitoloLet Me InRegiaMatt ReevesCastKodi Smit-McPhee, Chloe Moretz, Richard Jenkins, Cara Buono, Elias Koteas, Sasha Barrese, Dylan Kenin UscitaDa stabilireLa scheda del filmUna prima cosa che si può dire è che il remake non mantiene lo stesso livello di oscurità (effettiva e simbolica) del film originale, come se volesse caratterizzarsi con una fotografia più luminosa ed 'elegante'. In generale, manca un'atmosfera coesa, che renda la pellicola qualcosa in più di una successione, più o meno efficace, di singole scene. Forse, il tentativo è quello di ispirarsi a uno stile classico più pacato e dal montaggio meno serrato. Tentativo encomiabile, ma non cosi riuscito come si poteva pensare.
Ma forse il film soffre del tentativo di andare oltre il genere horror. Se l'originale risultava molto naturale nel portare avanti un mix affascinante di generi, questo è fin troppo consapevole delle sue potenzialità e diventa un po' troppo caricato, a cominciare dalle metafore politiche iniziali, del tutto inutili.
Sicuramente, la cosa migliore della pellicola (e forse l'unica buona ragione per vedere questa nuova versione per chi già conosce l'originale) è rappresentata dal cast. Chloe Moritz e Kodi Smit-McPhee rappresentano due dei migliori giovani attori in circolazione, come gia' avevano dimostrato Kick-Ass e The Road, e qui insieme danno vita a una sintonia molto efficace. Ciliegina sulla torta, Richard Jenkins è una scelta perfetta e riesce a esprimere perfettamente la disperazione e il senso di colpa del suo personaggio.
In fin dei conti, Let Me In è decisamente superiore alla media degli horror americani attuali. Ma, come prevedibile, non è all'altezza della magia dell'originale. E conferma che Stephen King ("il miglior horror americano degli ultimi vent'anni") è molto più bravo come scrittore che come critico...