L'esorcista - il credente, la recensione

L'esorcista - il credente di David Gordon Green lavora bene di citazionismo ma fa un errore fatale: non sviluppare fino in fondo le idee innovative che propone

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La recensione di L’esorcista - il credente, al cinema dal 5 ottobre

La cosa più clamorosa di L’esorcista - il credente di David Gordon Green è che il cristianesimo ne esce (volutamente) devastato. In primis nelle sue istituzioni (la Chiesa, la diocesi) secondo perché viene qui schiacciato dalla superiorità della pratica hoodoo, un tipo di ritualità afroamericana che non essendo una religione come il vudù (ma pur essendo fortemente influenzato dal cristianesimo) può essere praticata da chiunque. È un terreno simile a quello esplorato da Bertrand Bonello in Zombie Child e che tuttavia Gordon Green fa l’errore fatale di lasciare qui incompiuto, come proposta più come discorso, limitandosi a proclamare la necessità, al giorno d’oggi, di liberarsi dell’idea che la possessione demoniaca sia un’invenzione cattolica.

Ma facciamo un passo indietro.

L’esorcista - il credente di David Gordon Green è un sequel diretto dell’originale del 1973 di William Friedkin (sì, c’è anche Ellen Burstyn nei panni di Chris MacNeil), e non è certamente facile prescindere dall’horror più famoso di tutti i tempi, trarne l’eredità e al contempo guardare avanti - il tutto pensando a un pubblico ormai pienamente abituato agli stilemi del genere.

Gordon Green riesce in questo compito solo in parte, da un lato soddisfacendo bene il desiderio cinefilo verso l’originale (di cui trattiene atmosfere e parecchi momenti topici), dall’altro proponendo buonissime idee che rimangono spunti sospesi.

La storia come l’originale parte da un racconto nel passato, stavolta quello privato del protagonista Victor (Leslie Odom Jr.), il quale perde la moglie incinta durante un terremoto ad Haiti. La bambina che portava in grembo si salva, ed è quella che ritroviamo 13 anni dopo a Percy, Georgia. Angela (Lidya Jewett) come suo padre è atea, ma spinta dal desiderio di riconnettersi con la madre intrattiene una seduta spiritica con l’amica Katherine (Olivia Marcum), invece fortemente cattolica. Da quell’evocazione il demonio si impossesserà di loro, e così - ancora esattamente come nell’originale - l’obiettivo di tutti i coinvolti sarà quello di esorcizzarlo dai loro corpi.

L’esorcista - il credente, per quanto diverso nei personaggi e nelle dinamiche, ha il pregio di avere un respiro molto simile all’originale: mettendo da parte la colonna sonora, praticamente inesistente, il film monta la tensione e arriva al vero e proprio esorcismo tramite momenti iconicamente citazionisti (i primi segni della possessione, come si manifesta, come viene chiesto aiuto) che aumentano le aspettative a dismisura. L’attenzione rimane alta, ma il film non fa certo paura - come del resto non fanno paura gli Halloween dello stesso Gordon Green, che anche qui utilizza la medesima patina da horror patinato (nei colori, nelle luci) e timidamente scolastico.

In un horror come questo, per sorprendere bisogna quindi andare più a fondo nei non detti, nell’evocazione di un terrore che sta più nell’umano che nel sovrannaturale. In questo senso, la vera domanda che muove L’esorcista - il credente, non è tanto quella del sottotitolo: non solo perché l’ateismo di Victor viene messo velocemente in secondo piano, ma proprio perché il film gira intorno a una questione molto più interessante: non cos’è il male (è chiaramente il Diavolo cristiano) ma come sconfiggerlo con nuove armi… più inclusive? Un’idea nobile, attuale e interessante che tuttavia lascia il tempo che trova: vediamo come andrà avanti.

Siete d’accordo con la nostra recensione di L'esorcista - il credente? Scrivetelo nei commenti!

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