L'Era Glaciale 4: Continenti alla Deriva , la recensione
Questo quarto episodio conferma la natura "seriale" dei cartoon Blue Sky. Nulla cambia, tutto si ripete in eterno e senza novità, per confermare il segreto del successo di Scrat...
Un'intera saga spinta da un corto in stile Looney Toones.
I segmenti del roditore che insegue la ghianda che non potrà mai possedere (come Wile Coyote non potrà mai prendere il Road Runner) costituiscono la parte di maggior successo e paradossalmente più nuova e originale (nel suo non essere nè nuova nè originale) di una serie di cartoni che per il resto non fanno che riproporre parti dell'immaginario filmico già canonizzate.
Ghiande e diatribe con figli, assunzioni di responsabilità, distacco e indipendenza, comunicazione e affetto. In controtendenza a qualsiasi trend dell'animazione moderna L'era glaciale è la controriforma. Nemmeno la Dreamworks che nella lotta con la Pixar è sempre stata l'anima tradizionale, si spinge a tanto.
Come prevedibile al quarto film il meccanismo è oliato e le novità sono tante e contemporaneamente nessuna. Ci sono molti personaggi nuovi che coprono l'assenza di reali novità, confermando le solite dinamiche e le medesime gag.
Come in una serie animata tutto è portato avanti senza che nulla cambi, nuove avventure confermano ruoli, compiti e destini dei personaggi senza che niente muti o che nessuna nuova consapevolezza emerga. Ognuno è condannato a ripetere se stesso in una nuova iterazione del medesimo canovaccio. Esattamente come Scrat, condannato per sempre ad inseguire la sua ghianda mentre intorno i continenti si separano, il ghiacchio si scioglie e gli spettatori si avvicendano.