Leonora addio, la recensione
Una storia funerea e grottesca sulle peripezie delle ceneri di Pirandello e poi un corto dall'ultimo dei suoi scritti. Leonora addio è uno dei film più giovani dell'anno
Forse davvero non poteva che essere un film funereo il primo di Paolo Taviani da solo, dopo 64 anni di film in coppia con il fratello Vittorio. In Leonora addio la morte è ovunque ed è una questione sia grave che risibile (come non possono fare a meno di ridere le persone che guardano passare le ceneri di Pirandello dopo un’osservazione sciocca di un bambino). La morte è futile e pesante al tempo stesso, è un fatto che scatena problemi e questioni, ma un evento che presta il fianco ad episodi grotteschi come il peregrinare vero delle ceneri di Pirandello, la storia che regge tutto per due terzi del film. La morte è ovunque, nelle scene, nelle inquadrature e nel fantasma di Pirandello rievocato dal materiale di repertorio.
Di certo questo è il miglior cinema firmato Taviani, almeno se si pensa agli ultimi decenni. Non quello di Maraviglioso Boccaccio (leccatissimo e senza davvero niente da dire) ma quello di Cesare deve morire, un cinema a cui interessa piegare le regole del cinema, che fa sperimentazione sulla forma con una forza e un’inventiva di quelle che in un mondo ideale dovremmo aspettarci dagli esordi e invece troviamo nei film dei maestri.
E questo gli consente anche di essere permeato di un profondo senso della storia, della prospettiva e della struttura, nonostante sia tutto palesemente destrutturato. Leonora addio accosta la storia delle ceneri di un grande artista scomparso con episodi grotteschi degni della sua produzione, in un’Italia ancora fascista (quella degli anni in cui erano bambini Paolo e suo fratello) e poi post-fascista. E poi come se fosse la cosa più naturale del mondo a due terzi aggiunge un cortometraggio slegato da tutto come coda. L’ultima cosa scritta da Pirandello prima di morire, una storia di emigrazione e morte (di nuovo), che contiene un paio di transizioni eccezionali di un ragazzo, poi anziano di fronte sempre alla stessa tomba nonostante il passare del tempo. Chi sia quella persona fissa davanti ad una tomba non è difficile da immaginare.