Leoni per agnelli

Tre storie parallele collegate all'impegno bellico degli Stati Uniti. Robert Redford, Tom Cruise e Meryl Streep deludono le attese, con un film decisamente retorico e sonnacchioso...

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Recensione a cura di ColinMckenzie

TitoloLeoni per agnelli
RegiaRobert RedfordCast

Tom Cruise, Meryl Streep, Robert Redford, Michael Peña, Derek Luke, Andrew Garfield

Uscita14 dicembre 2007

L'operazione Leoni per agnelli mostra un indubbio coraggio. In un'epoca in cui i film americani devono essere quasi sempre pieni di effetti speciali o puntare sulla comicità grossolana, concentrarsi su temi come 'democrazia', 'impegno', 'patria' e quant'altro, è sicuramente lodevole. E se Robert Redford ci ha messo l'impegno dietro alla macchina da presa, non si può evitare di notare come Tom Cruise abbia scelto questa pellicola per inaugurare la rinata United Artists, cheporta avanti come sua etichetta cinematografica personale. Si potranno dire molte cose su Cruise, ma sono proprio scelte come queste ad averlo portato nella sua posizione di megastar e ad averlo separato dal collega Rob Lowe, con il quale, all'inizio degli anni ottanta, si divideva i favori delle ragazzine. Molto meno soddisfacenti, purtroppo, sono i risultati, decisamente non all'altezza della situazione.

Intanto, dopo il coraggio mostrato nel produrre il film, i realizzatori sembrano non voler andare fino in fondo. Infatti, si impegnano a sostenere che Leoni per agnelli non sia un film bellico, quando, guarda caso, tutti i film di questo argomento che sono usciti ultimamente stentano parecchio. Delle tre storie, una racconta la missione di due volontari in Afghanistan; l'altra il colloquio di un potente senatore con una giornalista a proposito delle nuove strategie di attacco in quel Paese; e l'ultima un colloquio tra un professore e uno studente apatico, in cui vengono menzionate le due reclute (ex studenti dell'insegnate) come esempio. Ma se non è una pellicola sulla guerra questa, allora cos'è? Inoltre, si sostiene che la pellicola voglia ascoltare tutte le singole opinioni, rispettandole e facendo emergere il punto di vista di ciascuno. E' una premessa interessante, ma che (come quasi sempre capita in questi casi) non viene soddisfatta: veramente il punto di vista del senatore repubblicano viene trattato con rispetto? O forse lo si considera chiaramente il solito politicante senza scrupoli? E non è evidente che, tra la scelta di impegno dei due ex studenti e le non-scelte di quello attuale, il professore preferisca la prima posizione?

Il problema è che tutto sembra un talk show molto superficiale, rimpolpato da una ventina di minuti d'azione tanto per non addormentare eccessivamente il pubblico. Ma i discorsi, in apparenza molto profondi, non vanno al di là delle solite discussioni sul conflitto, sugli errori strategici e sulle menzogne, facendo sempre attenzione a distinguere tra il cuore dei soldati e il cinismo dei politici, come se la leva facoltativa non rendesse tutti responsabili delle proprie scelte. Nulla, insomma, che magari non si potrebbe anche condividere tranquillamente, ma certo pochino per dar vita ad un film. Si torna con la mente al JFK di Oliver Stone e a come quella pellicola, nonostante durasse il doppio di questa, risultasse sempre avvincente.  Anche perché, per esempio, sfugge la logica per cui un Senatore dovrebbe fornire un articolo così prezioso ad una giornalista talmente difficile e scettica: non aveva nessun altro del suo schieramento per ottenere un appoggio incondizionato?

Inoltre, Redford gira stancamente le scene di dialogo, senza dare loro quel mordente che sarebbe necessario, e ogni tanto con cadute di tono notevoli (penso ad una battuta della Streep sui filmati "che sono la cosa più vista del nostro sito Internet"). Non parliamo poi delle sequenze d'azione, girate con un ralenti che risulta falsissimo. E anche il cast non funziona come dovrebbe. Non che ci siano prove mediocri, ma da gente come Meryl Streep, Tom Cruise, Michael Peña e lo stesso Redford è lecito aspettarsi di più.

A suggellare il tutto, un finale programmatico molto prevedibile (almeno per una delle tre vicende), che ovviamente serve per montare l'indignazione del pubblico e farlo riflettere. Sempre che sia riuscito a non addormentarsi prima...

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