Leila e i suoi fratelli, la recensione | Cannes 75
In una famiglia iraniana qualcuno ha deciso che ne ha abbastanza del rispetto per i genitori ed è pronta a tutto per cambiare la loro vita
Una famiglia iraniana con figli di 40 e 50 anni che cena tutta riunita davanti al wrestling americano, non può che essere una famiglia le cui litigate si trasformano in royal rumble di parole. Sono in 7: i due genitori anziani ma ancora energici, 4 fratelli e una sorella, Leila. Perdita di lavoro, affari andati male, matrimoni che non arrivano e croniche incapacità li costringono tutti in casa insieme, in litigate domestiche scritte, recitate ma soprattutto messe in scena in maniera vertiginosa, un delirio coreografato per sembrare caotico (non si parlano sopra gli uni agli altri sempre per un pelo). Sono derelitti ma forse una svolta all’orizzonte ci sarebbe, un negozio che possono acquistare a poco e che darebbe lavoro a tutti. Certo servono i soldi, un po’ ne hanno ma non bastano, forse però se convincono il padre a non fare nessun regalo di nozze ai suoi parenti magari possono usare quei soldi lì…
Saeed Roustayi scrive e dirige questo dramma con un piglio da commedia degli idioti e delle truffe che è a tratti esilarante. È una grazia la maniera in cui sa ridere dei suoi 4 fratelli idioti e di un padre (Saeed Poursamimi) inaffidabile e inattendibile, che non si prende una responsabilità ed è totalmente vittima del lato ricco della sua famiglia, che il poco che aveva gli è stato succhiato dai parenti e che ormai desidera solo rispetto, che cammina con una postura che dice tutto e per il quale ad un certo punto si potrebbe anche provare tenerezza, tra le pieghe della rabbia.
Prima di un finale in precipitare parteciperanno tutti ad un matrimonio ballando in una doccia di banconote e riconoscimenti mentre non hanno niente, un trionfo di falsità e un’immagine potentissima che Roustayi stampa prima che tutti degeneri e il film vada verso un gran finale. Ad emergere da lì in poi sarà un odio generazionale, quello di Leila, che suona duro a noi ma è un sacrilegio per la mentalità iraniana.
Eppure anche al netto delle differenze culturali, in Leila’s Brothers batte sempre più forte la maniera Leila (Taraneh Alidoosti perfetta), questa donna di eccezionale tenuta e grande libertà, corre, si agita, trama e decide che non sarà vittima delle riverenza dovuta ai genitori e che tra il bene del padre e quello dei fratelli sa cosa scegliere meglio dei fratelli stessi. “Ti hanno insegnato cosa pensare e non a pensare” dirà a quello che sembra il più sensato tra i suoi fratelli, in una frase che contiene un mondo intero di conflitti generazionali e non ha bisogno di traduzioni culturali per uscire dall’Iran.