Legion: la recensione del primo episodio in anteprima

Allucinata e spiazzante, si prepara a debuttare Legion, serie di supereroi diversa da qualunque altro prodotto del genere: la recensione in anteprima

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Legion, la serie di FX che debutterà il prossimo 8 febbraio e arriverà su Fox in Italia il 13 febbraio, è un oggetto televisivo strano e interessantissimo. Vive di contaminazioni indispensabili con il multiverso di supereroi che si espandono al cinema e in televisione da decenni, eppure non ha quasi nulla a che vedere con ciò che siamo abituati a sperimentare. In un contesto in cui lo spettatore si è ormai abituato a tutto nel genere, perfino al revisionismo e alla parodia, la serie di Noah Hawley risponde alla domanda silenziosa su cosa effettivamente si possa ancora fare di nuovo con questi personaggi. Risultato è un prodotto allucinato, che confonde e spiazza su più livelli, che senza dubbio incuriosisce.

Esistono vari modi per spiegare cosa effettivamente sia Legion, e non possiamo fare affidamento a nessuno di questi fino a quando non ci addentreremo più a fondo nella stagione. Possiamo comunque provarci, e dire che il protagonista è David Haller (Dan Stevens), un uomo rinchiuso in un ospedale psichiatrico. Da subito è chiaro che l'uomo nasconde delle facoltà psichiche che ne fanno un potente, e secondo alcuni pericoloso, mutante. Intorno a lui si muovono personaggi altrettanto particolari, tra i quali spiccano Lenny Busker (Aubrey Plaza) e Syd Barrett (Rachel Keller).

Il ruolo del governo, il contesto generale in cui questi mutanti esistono come un fatto accertato, il fatto che, almeno stando ai fumetti originali, Haller sarebbe il figlio del Professor Xavier, tutto ciò esiste sullo sfondo, come corollario di una vicenda che è in ogni momento contaminata dalla mente spezzata del protagonista. Se effettivamente la musica dei Pink Floyd, come testimonia anche il nome di uno dei personaggi, è servita da fonte d'ispirazione per lo show, allora questa narrazione lisergica e allucinata si estende a tutto il resto. Coinvolge i dialoghi, la regia, i piani della narrazione in cui presente e passato, verità e falsità si confondono.

Ambientazioni diafane e quasi accecanti in cui scoppia all'improvviso la musica ora degli Who ora dei Rolling Stones, in cui la percezione del vissuto è sempre pari, o superiore, al narrato: questo è Legion. Una serie che confonde, che non dà punti di riferimento. Ma anche una serie che ha grande stile, che vuole in ogni istante elevarsi sulla media delle produzioni televisive sui supereroi, tradizionalmente fatte di canoni ben rispettati e di paletti rigidi. Eppure, proprio nel momento in cui crediamo di aver inquadrato lo show, ecco che la scrittura sfida ancora una volta le nostre convinzioni, piazzando una nemesi che sembra visivamente uscita fuori da tutt'altra serie, o una sequenza action (la serie ha anche una certa violenza visiva) di forte impatto.

Con i suoi 8 episodi stagionali, Legion è una serie che promette di vivere e realizzarsi nel lungo periodo, viaggiando con il racconto tra passato e futuro, ampliando la sua mitologia personale, alzando ancora di più l'asticella della sfida rispetto ai noir della Marvel-Netflix. Che poi ci riesca è da vedersi, ma rimane un tentativo che nessun appassionato delle produzioni sui supereroi dovrebbe perdersi.

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