Legion 2x08 "Chapter 16": la recensione
La recensione dell'ottavo episodio stagionale di Legion
Dal 2017 sono Web Content Specialist l'area TV del network BAD. Qui sotto trovi i miei contatti social e tutti i miei contenuti per il sito: articoli, recensioni e speciali.
Ciò emerge chiaramente fin da un primo dialogo tra Syd e David, dal quale capiamo che il cuore dell'episodio è rappresentato dal difficile rapporto tra i due. David non è più lo stesso di prima, è ossessionato e pronto ad assumersi il compito di manipolare chi è più debole di lui (cioè tutti) per raggiungere il proprio scopo. Syd soffre, si lamenta con Clark, infine piomba quasi letteralmente addosso a David per scaricargli contro il proprio risentimento. Infine si ritroveranno, in questa terra "desolata" di nome e di fatto, a cercare un corpo, e a trovarne due, scheletrici.
Immancabile la nuova parentesi narrata da Jon Hamm, che questa settimana tira in gioco il celebre mito della caverna di Platone. Di base la tesi che viene portata avanti è quella della tecnologia imperante, che isola e intrappola chiunque all'interno di una caverna ideale, che poi corrisponde alla mente di ognuno. Poi questo serve anche a introdurre alcune riflessioni sul narcisismo e su una visione egocentrica, solipsistica di ciò che esiste solo perché noi lo percepiamo. E si tratta di un tema decisamente più interessante rispetto alla solita e generica critica alla dipendenza da cellulari, senza contare che si aggancia molto meglio allo stile di Legion.Uno stile che anche in questo episodio, trascinato dalle piroette registiche di Jeremy Webb e ovviamente dalla scrittura di Noah Hawley, si conferma manifesto di un racconto che lavora su più livelli, tra il concreto e l'onirico, senza soluzione di continuità. Vedremo visioni da sogno indotte da Farouk, allucinazioni, il racconto del viaggio di Ptonomy dentro Vermillion e nel passato di Fukyama. Se nel mito della caverna bisogna fare attenzione a riconoscere le ombre, in Legion sembra che ognuno di questi livelli del racconto abbia una propria luce, un proprio modo di raccontare la storia, complementare a tutti gli altri e non meno realistico.