Legion 2x06 "Chapter 14": la recensione
La recensione del sesto episodio stagionale di Legion
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C'è un'ispirazione di fondo, in parte rivelata dalla scelta della canzone finale dell'episodio, che prende spunto dal mito di Superman. Legion se ne appropria – dimentichiamo la diversa scuderia di appartenenza – per raccontare il dolore del protagonista, il senso di impotenza di fronte all'imponderabile e al male che, semplicemente, esiste. Questo Chapter 14, come al solito fortemente ispirato nei propri riferimenti, diventa ancora una volta parentesi ideale per raccontare angosce personali. La trama in stallo, ma in fondo non è mai stata il centro ideale della serie di Noah Hawley. Torneremo allo scontro tra David e Farouk, ma prima c'è un intrico di rimpianti lungo una vita da esplorare, con il consueto, ispiratissimo stile della serie di FX.
Come in Mr. Nobody, la mente di David, da una prospettiva imprecisata, si fraziona in una miriade di percorsi alternativi. Un fiume in piena di possibilità inesplorate, di ricordi da ricostruire, di vite da interpretare. David può essere un fattorino, o un barbone, o un uomo ricchissimo, e declinare se stesso secondo nuove forme – e nuovi look, che in questo episodio sono fondamentali – significa anche reinterpretare la realtà secondo nuove forme, e così il rapporto con la sorella. David non cerca scuse nell'immaginare realtà alternative. Non è mai l'uomo perfetto, non è mai felice, né sereno. C'è molta automortificazione nell'immaginarsi continuamente perdente, braccato, irrisolto come uomo. Una figura che non si concede il lusso dell'amore, della famiglia, della compagnia altrui.
Insomma, dopo aver aiutato gli altri ad uscire dalle loro prigioni mentali, David si ritrova prigioniero della propria.