Legion 1x03 "Chapter 3": la recensione

La recensione del terzo episodio di Legion: torniamo nella mente di David Haller

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Spoiler Alert
Senza dubbio Legion è una serie che ha un certo stile. Lo vediamo fin dai titoli di testa, che ci riportano a sperimentazioni simili già realizzate da Mr. Robot. E quindi l'idea di posticipare, o escludere del tutto, il piacere nel dipanare la narrazione, mentre invece si preferisce lavorare sul groviglio di sensazioni, sui riferimenti confusi, sui giochi di montaggio. In questo senso di troviamo di fronte ad un Chapter 3 che prosegue il discorso iniziato con i precedenti due episodi, ma che al tempo stesso normalizza inevitabilmente un approccio che non potrà continuare così all'infinito, anche per il bene dello show.

Si gioca sulla staticità di personaggi e situazioni, sulle trappole narrative e mentali, sfruttando ogni possibile via di fuga e ogni aspetto secondario che permetta di rimandare ogni netto sviluppo della trama. E si dirà che questo serve a consolidare i personaggi. Nessun dubbio su questo. Il viaggio nella mente di David Haller è letterale e metaforico, e ingloba uno sguardo su tutte le persone che lo circondano. Naturalmente Syd, che avrà qualche momento decisivo per sé e da condividere con il protagonista. La vediamo fare i conti con le conseguenze dello scambio di corpi, e ci chiediamo se questa è una condizione normale dovuta al suo potere o se è la particolarità di David a creare questa anomalia.

Più tardi, in un confronto apparentemente leggero, ma di cui la serie aveva bisogno, i due si confrontano apertamente sui dettagli più intimi dello scambio di corpi. Tutto è raccontato con precisione, ma sempre con quel distacco di cui la serie ha bisogno – pregio e maledizione – per consolidare la propria visione. In questo senso si può inquadrare anche una delle prime scene, in cui a Melanie viene raccontata una storia che urla il proprio valore simbolico. Chiaramente vi sono dei segreti a Summerland, e si fa strada l'idea che la divisione tra buoni e cattivi non sia così netta come potremmo pensare.

Certo, è la sorella di David quella fatta prigioniera, e toccherà a lui salvarla. Eppure prima dovrà imparare a controllare le proprie facoltà. Quindi ecco il gruppo, aiutato da Ptonomy, entrare ancora una volta nella mente del telepate, e muoversi a fatica tra le stanze di una casa che diventano anche stanze della memoria. Più orrore del solito, più crepe da cui sembrano uscire figure minacciose partorite direttamente dalla mente dell'uomo. Sono ricordi o incarnazioni oscure? Funziona molto bene una scena con un abbraccio a lungo rimandato, mentre la scrittura di Noah Hawley sfrutta il mistero per costruire la tensione.

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