Legends of Tomorrow 2x17, "Aruba" [season finale]: la recensione

La nostra recensione del diciassettesimo e ultimo episodio della seconda stagione di Legends of Tomorrow, intitolato "Aruba"

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Spoiler Alert
Il diciassettesimo e ultimo episodio della seconda stagione di Legends of Tomorrow, intitolato Aruba e diretto da Rob Seidenglanz, vede i protagonisti tentare di mettere in atto un ultimo, disperato piano, tornando indietro nel tempo e cercando di impedire che la Legion of Doom possa effettivamente mettere le mani sulla Spear of Destiny e riscrivere la realtà a proprio piacimento.

Eobard Thawne e i suoi malvagi alleati hanno vinto e dato vita a un presente distopico - il "Doomworld" - nel quale sono loro i dominatori incontrastati e la maggior parte degli eroi è defunta o scomparsa. Nello scorso episodio abbiamo visto come le Leggende sono riuscite sì a recuperare i ricordi della loro "vita precedente", ma anche che, senza poteri, non sono riusciti a fermare i loro avversari. Con Amaya morta, la Spear of Destiny distrutta e il tessuto dello spazio/tempo vicino al collasso, i protagonisti, dopo aver recuperato Rip Hunter e la Waverider, decidono di tornare nella Francia del 1916, nel "bel" mezzo della Battaglia delle Somme, quando il loro definitivo fallimento si è compiuto. Lì, allo stesso tempo, vi saranno le loro versioni "precedenti", e il rischio di dar vita a un paradosso temporale irreparabile è pari al pericolo di vivere in un mondo crudele come quello dal quale sono fuggiti; inoltre, se avranno successo, loro stessi diverranno delle aberrazioni e dovranno quindi essere cancellati dalla realtà.

Con Aruba, dignitoso e avvincente season finale, giunge a conclusione la seconda stagione di Legends of Tomorrow, show partito stentatamente e con mille e una problematicità, ma che, nel tempo, ha saputo ritagliarsi una sua precisa nicchia, riuscendo a vivere di vita propria: di episodio in episodio, la serie TV è andata progressivamente migliorandosi - senza rinunciare a qualche clamoroso scivolone di tanto in tanto - rendendo alcuni difetti congeniti, paradossalmente, dei punti di forza e forse consacrandosi persino come il franchise più atipico ma anche originale del cosiddetto Arrowverse.

Anche se il sospetto di un possibile capitolo finale eccessivamente decompresso - del quale vi scrivevamo la settimana scorsa - è purtroppo divenuto realtà, Aruba ha proposto un intrattenimento abbastanza appagante, alcune soluzioni narrative semplici ma efficaci e una chiusura consona alle aspettative, con un cliffhanger conclusivo molto entusiasmante, che ci lascia ben sperare per la prossima stagione, che prenderà il via il prossimo autunno.

Per quanto il tornare indietro e riproporre una storia già nota sotto un'altra prospettiva difficilmente possa essere una trovata vincente, il pericolo di sconfinare in qualcosa di già visto viene arginato brillantemente, con una narrazione che si rivela essere molto più libera di quanto preventivato: l'avere una vera e propria "suicide squad" - non ce ne vogliano Harley Quinn e compagni - con i protagonisti che possono morire senza troppi problemi, trattandosi di aberrazioni temporali destinate a essere cancellate dal continuum, ha consentito agli sceneggiatori di dar vita a una storia carica di drama e colpi di scena, di quelli che funzionano sempre, come serie TV come Game of Thrones o The Walking Dead ci insegnano bene. Originale anche la soluzione di far operare e interagire sullo stesso piano temporale versioni doppie degli stessi personaggi, aspetto che, sotto il profilo tecnico, viene gestito in maniera molto "artigianale" e forse anacronistica, con un paziente lavoro di montaggio - le duplici versioni dei protagonisti non si vengono praticamente mai a trovare nella stessa inquadratura - che però non dispiace, anche considerano che il budget di questo show è abbastanza esiguo, e viene sfruttato al meglio. Il finale è ovviamente assolutamente prevedibile - tutto va come deve - con i "buoni" che vincono sui "cattivi", anche se a caro prezzo: ripristinare lo status quo originale - sebbene con un setting lievemente modificato - è uno dei canoni più consolidati delle storie con supereroi, siano queste a fumetti o in live action.

In sostanza, dunque, nonostante le tante critiche e continue vessazioni, Legends of Tomorrow è riuscita a dimostrare, in questa sua seconda stagione più che nella prima, di essere un prodotto televisivo di discreta fattura, dedicato a un pubblico alla ricerca di un intrattenimento facile e di una storia semplice purché divertente, piuttosto che di particolari finezze narrative o registiche. Allo stesso tempo, è lecito e forse doveroso aspettarsi una crescita qualitativa ulteriore nella terza annata dello show.

Infine, eccezion fatta per diversi riferimenti alle stagioni passate di The Flash e Arrow, legate perlopiù ai personaggi di Eobard Thawne, Malcolm Merlyn, Damien Dahrk, Leonard Snart e Sara Lance, non vi sono riferimenti né ai fumetti né all'Universo DC Comics in generale.

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